I pm del Tribunale di Palermo chiedono 30 anni per Naili Moncef, accusato di aver strangolato la moglie, Elvira Bruno, il 17 aprile 2019, all’interno dello loro casa di via Pecoraro.

Come si legge sul Giornale di Sicilia, per il cuoco di origini tunisine la Procura ha richiesto al gup che venga riconosciuta l’aggravante dei futili motivi. Secondo i pm, infatti, la donna sarebbe stata uccisa per questioni economiche. La donna, per mandare avanti la famiglia dopo il licenziamento del marito, aveva iniziato a lavorare come badante. Il marito, secondo l’accusa, non avrebbe accettato la situazione.

Il cuoco confessò l’omicidio della moglie subito dopo averlo commesso. Chiamò la polizia e comunicò quanto accaduto. I poliziotti trovarono il cadavere della donna coperto da una coperta. Secondo il racconto dell’uomo, i rapporti con la moglie erano sereni, era solo infastidito dal lavoro di badante della vittima. L’imputato raccontò che quella mattina vide la moglie uscire dalla doccia con un asciugamano addosso, le si sarebbe avvicinato ma la donna avrebbe rifiutato il contatto. Il marito così le mise le mani al collo e la strangolò.

Secondo la Procura, invece, i due coniugi erano ormai arrivati ai ferri corti e stavano per separarsi. I rapporti erano tutt’altro che sereni. I pm non hanno supportato la tesi del marito accusato dell’omicidio visto che la donna venne ritrovata vestita e non avvolta in un asciugamano.

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