Stamani un centinaio di studenti del Collettivo Universitario Autonomo hanno occupato simbolicamente gli spazi del Collegio San Rocco, sede storica della facoltà di Scienze Politiche in in Via Maqueda. Tra megafonaggi, volantinaggi e cori, gli studenti, accompagnati da uno striscione sul quale si leggeva “Aule affollate, disagi, promesse ma lavori mai ripartiti. Ridateci il Collegio San Rocco!”, hanno chiesto un incontro con Luigi Giunta, rappresentante amministrativo alla didattica del DEMS. Ottenuto l’incontro, le risposte continuano ad essere approssimative.
Da ben quattro anni gli studenti, senza una sede reale, sono stati dislocati al Polididattico di viale delle Scienze, sballottati da una parte all’altra della città per seguire le lezioni, privati di biblioteche e dei necessari spazi di socialità.
“Ricomincia l’anno accademico e ritornano i soliti problemi – afferma Matteo Lorenzoni, studente di Scienze Politiche – , siamo costretti a seguire le lezioni in condizioni assolutamente disagiate, spesso ben oltre i limiti tollerabili e compatibili con una didattica che si definisce “di qualità”. Chiediamo un luogo in cui poter esercitare i nostri diritti di studenti, pretendiamo di formarci in condizioni idonee. Nulla di straordinario e fuori dal normale insomma, sopratutto se teniamo conto dei costi sempre più esorbitanti delle tasse universitarie che gravano sulle spalle delle nostre famiglie. Ma questa nostra condizione non è affatto nuova alle orecchie e agli occhi delle istituzioni universitarie, sono tutte problematiche che tre anni fa avevamo vissuto con il crollo della sede storica di via Maqueda”.
“Per contrastare questa paradossale situazione – continua Lorenzoni – nel giugno del 2015 abbiamo formato dei gruppi-studio di fronte la sede del Rettorato, a Palazzo Steri. L’impatto mediatico di quella mobilitazione portò le istituzioni universitarie ad istituire un tavolo tecnico dal quale sono uscite promesse di ripristino del San Rocco in tempi brevi. Ma a più di un anno da quelle promesse, nulla è cambiato. Siamo stanchi delle solite chiacchiere istituzionali, e oggi è solo l’inizio di una mobilitazione che non si fermerà finchè non riavremo il nostro dipartimento a piena disposizione e al massimo della sua funzionalità”
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