Centinaia di studenti che si definiscono ‘antifascisti’, sia medi che universitari, inondano le strade del centro storico di Palermo in occasione del corteo studentesco lanciato per ricordare la strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969. “Una strage- dicono- ideata dallo Stato ed eseguita dalla mano fascista, sulla quale si decise deliberatamente di non fare chiarezza e su cui si gettarono le basi per una brutale repressione, legittimata dal clima di tensione costruito ad arte con le bombe e il terrore diffuso, delle lotte studentesche e operaie”.

“Come studenti medi e universitari sentiamo la necessità di ritornare in piazza oggi tenendo a sottolineare la nostra assoluta estraneità agli esempi di antifascismo ipocrita e di facciata del PD e di buona parte della sinistra istituzionale che ha cancellato diritti sociali a studenti, lavoratori e ceti popolari per avallare gli interessi dei ricchi, che ha represso le lotte e ha taciuto di fronte al dilagare dell’odio razziale e della guerra fra poveri. Siamo i giovani antifascisti che non dimenticano come un evento del genere sia stato meschinamente utilizzato per criminalizzare gli allora nostri coetanei coprendo i veri artefici delle stragi. Se all’epoca venne nascosta un’indifendibile verità dal sapore fascista, noi oggi vogliamo rimarcare l’antifascismo per le strade della nostra città.” afferma Silvia Fabra studentessa di Servizio Sociale.

“Senza memoria non c’è futuro” è, per l’appunto, il chiaro messaggio espresso sullo striscione che apre il lungo serpentone degli studenti antifascisti palermitani. Un occhio, dunque, alla memoria e al ricordo di ciò che è stato, ma l’altro rivolto verso l’immediato presente e il futuro che vengono attraversati e intesi come spazi di analisi e lotta quotidiana.

“L’antifascismo è nostro e non lo deleghiamo! E’ degli studenti che giornalmente nelle aule e negli orari extra scolastici portano avanti i temi della lotta contro un sistema che mira a reprimere le nostre coscienze. Facendo un esempio, il decreto scuole sicure targato Matteo Salvini, non fa altro che aumentare la repressione poliziesca nei confronti degli studenti. Scuole piene zeppe di videocamere e poliziotti pronti ad affermare e alimentare un inutile e nocivo clima di tensione e repressione. Siamo alle solite, da una parte un governo che sperpera soldi per le spese militari e per incrementare il clima di terrore tra i cittadini e, dall’altra, scuole che cadono a pezzi e ragazzi disabili, giusto per dirne una, che non possono frequentare le lezioni per la mancanza di insegnanti di sostegno. Se per il governo la sicurezza si traduce in più polizia e repressione, per noi è semplicemente garanzia del diritto allo studio per tutti, garanzia di poter vivere in maniera dignitosa e sicura la nostra vita da studenti in spazi e aule adeguate” afferma Anna Taibi studentessa del liceo classico Umberto I.