Cala il sipario sulla sessantaduesima edizione di Musica Sacra di Monreale, conclusasi, ieri sera, con l’ “Esaltazione di Mardocheo”, oratorio composto dal catanese Giuseppe Geremia per la festa del Santo Chiodo e diretto, con vibrante plasticità, dal maestro Flavio Colusso. Nell’introdurre la serata, l’arcivescovo di Monreale Michele Pennisi ha ringraziato la Foss per l’alta qualità artistica dell’evento, sottolineando che i concerti di apertura e di chiusura hanno segnato una parabola, dall’internazionalità di Sir John Eliot Gardiner alla “sicilianità” di Giuseppe Geremia, all’insegna sempre del cosmopolitismo e dell’universalità che solo la grande musica sa esprimere. Il concerto è stato trasmesso in diretta sul digitale terrestre, per consentire ad un pubblico più ampio di seguirlo, considerate le ristrettezze al numero di persone in presenza imposte dalle normative anti-covid.
Le aspettative della vigilia non sono state deluse e la rassegna 2020 si è imposta per la discontinuità rispetto al recente passato in cui era stata spezzettata e trascurata. L’anno scorso, era arrivata la prima inversione di tendenza; quest’anno, dopo attenta programmazione, nonostante le difficoltà oggettive legate all’emergenza Covid, la Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana è riuscita a portare a compimento l’obiettivo intravisto e riempire la manifestazione di contenuti dall’alto livello internazionale e qualità artistica. Il concerto al Politeama in cui Sir John Eliot Gardiner, fermatosi a Palermo per sostituire l’indisposto Ton Koopman sotto la volta del Pantocratore, ha diretto l’Orchestra sinfonica siciliana ha contribuito ad arricchire l’offerta culturale palermitana. Una vittoria della governance del Cda, presieduto da Maria Elena Volpes, e dal sovrintendente Antonio Marcellino. Un successo anche di pubblico, sebbene nei limiti imposti dalle restrizioni anticovid: tutti i concerti hanno fatto registrare il tutto esaurito alle prenotazioni.
“La Sicilia – ha commentato con orgoglio Maria Elena Volpes – conferma sempre se stessa: come le sirene con Ulisse, così l’Isola con gli artisti. Il “canto” di conoscenze che intona, di ciceroniana memoria, riesce sempre a sedurre. È stato così nel passato e continua ad esserlo ancora oggi: Sir John Eliot Gardiner ne è l’ultimo esempio che inorgoglisce noi della Fondazione, tutti gli amanti della musica e la Sicilia in generale. Certamente spinto dalla solidarietà nei confronti del collega Ton Koopman, che per un’indisposizione non ha potuto partecipare alla rassegna, ha accettato di sostituirlo nel concerto del duomo e poi di concedere un appuntamento al Politeama, dirigendo la nostra orchestra. Un onore e un’opportunità che i nostri musicisti hanno saputo cogliere al meglio come occasione di crescita personale. Il maestro inglese aveva visitato la Sicilia da bambino con la sua mamma e questa esperienza deve essergli rimasta dentro, come sempre accade per l’Isola quando riesce a dare il meglio di sé. Credo che la Foss stia facendo al meglio la sua parte, dimostrando che l’unica carta vincente in questo momento di difficoltà per la nostra società è la politica del “fare”, che ci ha consentito di raggiungere l’obiettivo, non scontato, di organizzare una rassegna internazionale, svolgerla in sicurezza e con il massimo di pubblico consentito dalle norme anticovid”.
“Il duomo – ha aggiunto il vicepresidente della Foss e presidente del Consiglio comunale di Monreale Marco Intravaia – ha potuto ospitare ben due concerti diretti dal maestro inglese Sir John Eliot Gardiner e Monreale si è confermata una vetrina di richiamo internazionale. Avevamo annunciato questo 2020 come l’anno della rinascita, oggi possiamo dire di avere mantenuto la promessa. Vorrei soffermarmi sul concerto d’organo a San Martino delle Scale, dove si è esibito James Johnstone, componente dell’English Baroque Soloists di Sir Gardiner, presente al concerto e visibilmente soddisfatto, ed ex allievo dell’indisposto Ton Koopman. L’abbazia è stata riempita in tutti i posti resi disponibili dalle norme anticovid, a riprova che gli eventi di grande grande qualità artistica sono sempre in grado di attrarre il pubblico. A partire dall’anno scorso, abbiamo avviato un percorso in crescendo e non ci fermeremo: la rassegna diventerà sempre più un momento internazionale di grande musica che s’imporrà all’attenzione nazionale degli appassionati”.
Soddisfatto Marcellino: “Dietro il successo di pubblico e critica della Settimana di Musica sacra soggiace un progetto studiato e coerente col luogo stesso che ne è palcoscenico e vero protagonista, cioè il duomo di Monreale. Non sarà sfuggito al nostro pubblico attento e competente che non si tratta di concerti affastellati per riempire un cartellone, ma il programma sottende uno studio attento delle peculiarità musive e teologiche che hanno conferito ai mosaici di Monreale la capacità di fondersi con le liturgie e le musiche. Da Sir John Eliot Gardiner ai maestri James Johnstone e Flavio Colusso, le esecuzioni, scelte dei brani e financo degli strumenti sono state pensate per essere conformi alle esigenze di un tempio religioso complesso e unico come il duomo di Monreale. A questa logica non si è sottratta la serata a San Martino delle Scale, dove il repertorio di musiche barocche è stato selezionato dal maestro Johnstone come il più adeguato all’organo dell’abbazia”.
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