Forti preoccupazioni per il futuro dei 75 lavoratori di Sviluppo Italia Sicilia che da nove mesi non percepiscono lo stipendio.
Le esprimono i sindacati di Sviluppo Italia Sicilia. “Avendo appreso dalla stampa, delle dimissioni del Presidente della società – dicono dalla Fabi – e della convocazione dell’assemblea straordinaria con il socio unico Regione che si è riunita con all’ordine del giorno tra gli altri punti, la messa in liquidazione della società e la nomina di un liquidatore, la preoccupazione cresce ulteriormente. L’assemblea straordinaria si è conclusa – dicono i sindacalisti Fabi – decidendo di posticipare di 5 giorni l’eventuale decisione finale sulla società, lasciando tutti i lavoratori che hanno appreso la notizia, con il fiato sospeso fino a lunedì 4 aprile“
“Alla luce degli eventi sarebbe auspicabile che il Socio Unico Regione, insieme al governo regionale incontri i sindacati per dare nell’immediato un segnale chiaro e concreto per la tutela e salvaguardia dei livelli occupazionali dei lavoratori che ormai stremati dai ritardi nei pagamenti temono, ora, anche per il proprio posto di lavoro”.
La situazione è preoccupante anche per i sindacati maggiormente rappresentativi che sono più duri nella loro posizione. “Le RSA First CISL, Fisac CGIL, Uilca UIL di Sviluppo Italia Sicilia, appreso della sospensione tecnica della Assemblea dei soci, riaffermano la loro preoccupazione e ‘con il fiato sospeso’ auspicano che l’azionista unico di Sviluppo Italia Sicilia, il Presidente Rosario Crocetta, non voglia abbandonare a un indecoroso destino la società e i suoi lavoratori. E’ bene ricordare che i risultati contabili della Società in questo periodo risentono gravemente dell’inefficacia dell’azione decisionale della Presidente Volpe, ieri dimissionaria”.
“Se da un lato – scrivono – l’incapacità di proporre al socio un piano industriale aziendale idoneo non ha permesso di intercettare tutte le esistenti opportunità di lavoro coerenti con l’esperienza professionale maturata e con la natura di società in house, dall’altro l’immobilismo, nell’esercizio delle funzioni di legale rappresentante nelle circostanze in cui era d’obbligo, non ha tutelato la Società e i suoi 75 dipendenti. Nei giorni scorsi ad esempio avevamo denunciato, nel silenzio di tutte le parti chiamate a vigilare sulla vicenda, l’illegittimità del provvedimento dell’Assessorato al Lavoro che, in violazione della legge e di una Delibera di Giunta, ha privato la società Sviluppo Italia Sicilia delle attività legate al progetto Garanzia Giovani e oggi non consente ai giovani siciliani di accedere immediatamente alle misure nazionali sulla creazione d’impresa”.
“Ancora oggi – proseguono – non è dato sapere per quale ragione, già dallo scorso settembre, non sia stato chiesto dal Consiglio di Amministrazione presieduto dalla dimissionaria Volpe l’annullamento di tale provvedimento dell’Assessorato regionale al Lavoro. I lavoratori di Sviluppo Italia Sicilia, che non percepiscono lo stipendio da 9 mensilità e pertanto versano in uno stato di grandissimo disagio, proseguono lo stato d’agitazione e il blocco di tutte le attività, tra cui l’accreditamento degli enti di formazione professionale, e si appellano al Presidente Rosario Crocetta perché alla riapertura dell’Assemblea dei soci voglia fare chiarezza, riconfermando la volontà di non volersi privare delle professionalità presenti in Sviluppo Italia Sicilia e confidano nell’Assessore Gianluca Miccichè perché intervenga tempestivamente affidando le attività legate a Garanzia Giovani a Sviluppo Italia Sicilia, società che ha svolto con competenza e professionalità attività di accompagnamento alle nuove imprese giovanili e di tutoraggio agli imprenditori da oltre 15 anni e senza la quale 11 mila nuove imprese in Sicilia non sarebbero mai potute nascere”.
“Oggi, più che mai – concludono – non sarebbe perdonabile al socio privare la Regione Siciliana, al limite del collasso economico e con forte esodo giovanile, di un organismo collaudato per lo sviluppo di nuova occupazione attraverso la gestione degli incentivi per le imprese la cui amministrazione non grava sul bilancio regionale”.
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