Emerge una presunta storia di intrecci legati agli affari milionari del sistema relativo alle gestione dei rifiuti da due inchieste che sembrano legate tra loro anche dall’ombra della mafia. L’inchiesta che ha portato al fermo di Vincenzo Bonanno, funzionario della Rap presunto corrotto, richiama altre inchieste avvenute in passato, tra cui quella il cui protagonista è Vito Nicastri, il re delle pale eoliche. Ci sarebbe la sua ombra dietro all’inchiesta dei giorni scorsi secondo gli investigatori della Dda e Dia. Intrecci che avrebbero portato al blitz e agli arresti di Bonanno, Daniela Pisasale e Emanuele Gaetano Caruso.

Ieri il Gip Rosario Di Gioia, dopo 4 giorni di carcere, ha concesso gli arresti domiciliari a tutti e tre gli indagati: il pool del procuratore aggiunto Paolo Guido, col pm Claudia Ferrari aveva chiesto il carcere. Si erano opposti i difensori di Bonanno, l’avvocato Stefano Scimeca, di Caruso, gli avvocati Angelo Mangione e Ninni Reina, e Pisasale.

E, come si legge sul Giornale di Sicilia, sarebbe proprio quella di Caruso una delle figure cruciali. Caruso è amministratore della Rem, Realizzazioni e montaggi, che appartiene alla compagna, la Pisasale. L’azienda è socia della stessa donna nella Eco Ambiente Italia. Caruso è anche nipote di Giuseppe Mirenna, 67 anni, pure lui di Paternò, condannato due volte per mafia e già sorvegliato speciale.

Sono le intercettazioni che mettono in luce i rapporti con Bonanno. In una conversazione dell’8 luglio un collega di Bonanno, Massimo Collesano, fa venire fuori quello che Dda e Dia definiscono “il ruolo di partner amministrativo” della Eco Ambiente, svolto dal funzionario. “Enzo, scusami, ma quella cavolaccio di compensazione, perché questa delibera non viene fatta, che io ho 350 mila euro bloccati?”. “Sei venuto 4 milioni di volte – dice Collesano – a mettere firme, a chiedere firme… la cosa che mi stranizza è che ti ho visto piombare qua dentro da un anno che chiedevi sigle, cose…” e Bonanno risponde: “E loro mi hanno fatto la testa…”. Collesano  incalza: “E mettigli quattro parole, tanto, buttigghia ra miseria, è una cosa a favore nostro… io ho tutte cose da pagare e mi metto a pagare gente che deve dare soldi a me”.

L’ipotesi di reato è di corruzione per l’esercizio della funzione: Caruso non avrebbe fatto altro che spingere, con una solerzia quanto mai sospetta, le pratiche riguardanti la Eco Ambiente, titolare di un impianto mobile per il trattamento di stabilizzazione aerobica e compostaggio della frazione organica da raccolta differenziata.

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