“Teresa Marino durante il periodo della sua detenzione domiciliare (in concomitanza con quella carceraria del marito), riceveva presso la sua abitazione tutti gli esponenti di spicco del mandamento mafioso di Porta Nuova e impartiva loro indicazioni e direttive proprie e del marito, condividendone le strategie criminali. I sodali mafiosi dell’organizzazione, inoltre, si rivolgevano alla donna anche per dirimere questioni e tensioni interne al sodalizio”.
Il ruolo di vertice nella famiglia mafiosa di Porta Nuova ricoperto da Teresa Marino, moglie del boss Tommaso Lo Presti, è così delineato nelle motivazioni depositate nei giorni scorsi della sentenza del processo nato dall’operazione Panta Rei (nella quale nel 2015 furono arrestate 38 persone), scritte dal giudice Nicola Aiello. La sentenza è stata emessa il 27 settembre scorso.
“Le conversazioni intercettate – scrive il gup – risultano del tutto inequivocabili e dimostrano la sussistenza della responsabilità penale dell’odierna imputata. Marino aveva compiti direttivi e di coordinamento degli equilibri e delle dinamiche criminali dei sodali del mandamento di Porta Nuova, delineandone le gerarchie, le vicende criminali e le azioni delinquenziali che lo caratterizzavano e ne rappresentavano la fonte di sostentamento”. Nel 2014 – emerge dall’indagine – era lei a gestire la cassa del mandamento. Al fidanzato della figlia spiegava che “…questa mattina ho visto il conto… cioè mi sono rimasti quindicimila euro…” e aggiungeva che “lui gli stava portando i soldi duemila e cinque… duemila e quattro, mille e quattro mi deve dare… mille tre e ottanta… la prossima settimana ci sono altri duemila e cinque, e ancora non abbiamo finito ancora c’è il materiale”.
Era Alessandro Bronte, uno dei condannati (12 anni in primo grado), a farle il resoconto del denaro in cassa: “.. ieri ci sono sceso… e i soldi li hanno ovunque… dici che erano quelli per i carcerati i duecento quindicimila euro… non li dovevano coprire?… i tremila euro e i trecento euro che ti ho dato oggi erano per te”.
Sono soldi frutto dello spaccio degli stupefacenti ma anche della raccolta del pizzo. “… No, gli dici – diceva la donna intercettata a luglio 2014 – Teresa vuole i soldi subito perché sta facendo la pazza… ora io li mando a chiamare… cosa state combinando si può sapere? Cioè, mi avete bloccato, ora volete… vi prendete i soldi miei ma dove stiamo arrivando Alessandro, lo devi fare salire mi devi fare… gli dici, si sta prendendo carta e penna e sta scrivendo a lui…”. Cioè il marito, Tommaso Lo Presti.
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