“Il disegno strategico di demolizione di ciò che resta dell’Autonomia, che parte da lontano, dai primi anni ’90 almeno, quando fu inghiottito il Banco di Sicilia nel disinteresse generale, ha trovato uno strumento istituzionale che è ora di denunciare per quello che è: l’elezione diretta del Presidente della Regione”.

Una posizione netta quella del prof. Massimo Costa, tra i padri fondatori del movimento indipendentista ‘Siciliani Liberi’, che addebita alla legge elettorale siciliana la mortificazione del Parlamento regionale rispetto al ruolo dei partiti che, pur non avendo più il consenso di una volta, tengono in ostaggio le istituzioni.

“Il presidente ‘eletto dai cittadini’ non è affatto eletto dai cittadini. E’ trascinato dai partiti e, da tre legislature, da ben tre legislature, è sistematicamente un presidente di minoranza: minoranza della minoranza che va a votare – è l’analisi del prof. Costa – Ma è in grado, e tanto basta, di esautorare del tutto l’unico luogo in cui si può preservare la democrazia: il Parlamento”.

“Noi Siciliani, modestamente, il Parlamento lo abbiamo inventato. Non si governa la Sicilia senza il Parlamento. Non importa che “Siciliani Liberi” oggi, non sia rappresentato – incalza Costa – La nostra è una battaglia di principio. La Sicilia aveva un Parlamento con re autorevoli come Ruggero II o Federico II. Col Parlamento i viceré erano tutto, contro il Parlamento erano niente. Persino l’antico Re Agatocle era l’unico re ellenistico ad avere un’Assemblea e a non essere un despota. Persino gli arabi di Sicilia avevano la Gemaa. Sicilia e Parlamento sono un binomio indissolubile”. E invece, riflette il prof. Costa “oggi il Parlamento è svuotato, ricattato dai presidenti di turno ogni giorno, esautorato”.

“Poi, il presidente, da solo di fronte al governo, fatalmente si piega ai poteri forti. Noi non potremo mai risolvere la questione siciliana se non riportiamo la sovranità siciliana in Assemblea – avverte Costa – Un presidente da solo di fronte a Roma è ricattabile, debole. Un presidente spalleggiato dall’Assemblea diventa forte, perché dietro ha un popolo. Ormai è chiaro come il sole: Musumeci non può risolvere da solo la questione siciliana”. Per Costa “l’unica possibilità che il dramma siciliano trovi una soluzione è quindi che il Parlamento riprenda in mano la situazione”.

“Inserisca una norma che toglie al governo regionale e dia all’Assemblea il diritto di deliberare sui componenti della commissione paritetica, la quale dovrebbe essere un organo provvisorio e non definitivo – suggerisce Costa – Nominati i componenti regionali, si metta in mora lo Stato per la nomina di quelli statali, e si mettano all’opera senza indugio. Revisionando in un paio d’anni tutti i decreti attuativi sin qui emanati, emanando quelli che mancano, e producendo quei disegni di legge di accompagnamento che rendano finalmente giustizia alla nostra Terra. Dopo di che sia sciolta per sempre e lo Statuto si attui direttamente”.

E infine una raccomandazione: “Non nomini sempre le stesse persone che si sono limitate sin qui a fare da notai ad accordi capestro per la Sicilia, e dia loro il potere esclusivo di fare queste norme, da sottoporre poi unicamente al Capo dello Stato per la definitiva firma”. “Anche il Capo dello Stato è siciliano – conclude Costa – Vediamo se, di fronte al lavoro compiuto, se lo ricorderà oppure no. I Siciliani Liberi sono pronti a sostenere qualunque maggioranza parlamentare che si intestasse una rivoluzione di questo tipo”.