Sono arrivate scortate in gran segreto a Palermo le 5,3 tonnellate di cocaina sequestrate al largo della costa agrigentina. Il carico di droga intercettato in mare dalla guardia di finanza è partito ieri da Porto Empedocle. Qui era stato portato il peschereccio calabrese dopo l’operazione avvenuta in mare da cui è scaturito il fermo dell’equipaggio. In 5 arrestati: un italiano, due tunisini, un francese e un albanese. L’ingente quantità di stupefacenti è stata poi trasportata ieri sera a bordo di un furgone, scortato da dieci auto delle fiamme gialle e seguito anche da un elicottero per controllare dall’alto il percorso.
A breve nuova perquisizione
Il blitz messo a segno nella notte tra il 19 e il 20 luglio. I cinque componenti dell’equipaggio del peschereccio sono accusati di traffico internazionale di stupefacenti. Tutti sono stati portati nel carcere Pagliarelli in attesa dell’udienza di convalida da parte del gip che dovrà stabilire se applicare loro una misura cautelare. Intanto prosegue l’attività dei militari del nucleo di polizia finanziaria di Palermo, sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Nelle prossime ore eseguiranno una perquisizione approfondita sia a bordo del peschereccio che sulla nave mercantile. L’imbarcazione è battente bandiera di Palau, intercettata nel corso delle operazioni di trasbordo delle 5,3 tonnellate.
Le ipotesi investigative
In queste ore è in viaggio verso Palermo la nave madre con a bordo i membri dell’equipaggio che rischiano il provvedimento di fermo. È stato uno dei più grossi sequestri di cocaina mai eseguito in Italia sino a oggi ma le indagini sono solo all’inizio. I finanzieri cercheranno di risalire sia al fornitore che agli acquirenti dello stupefacente destinato al mercato nazionale e in parte a quello palermitano. Tra le ipotesi quella secondo cui l’investimento sia stato fatto dalla ‘Ndrangheta. L’organizzazione criminale probabilmente con maggiori disponibilità economiche. Ma non si esclude, fosse solo per competenza territoriale, il coinvolgimento di Cosa nostra, della Stidda e della Camorra. Potrebbero aver stretto un patto per rifornire, dopo aver tagliato la cocaina, le piazze di spaccio di mezza Italia.
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