La Squadra Mobile di Palermo, ha eseguito un ordine di carcerazione, emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Palermo – Ufficio Esecuzioni Penali, nei confronti del 71enne Antonino Cusimano, pregiudicato palermitano del quartiere San Lorenzo.

Al parente del boss Lo Piccolo non è stata concessa la misura alternativa dei domiciliare e dovrà scontare in carcere la pena residua dei 7 anni di condanna stabilita dai giudici e 4 mila euro di multa, per associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Antonino Cusimano, cugino della moglie del boss Salvatore Lo Piccolo, già destinatario della misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale di pubblica sicurezza  e provvedimenti di confisca dei beni, era stato arrestato a marzo del 2005 dalla Squadra Mobile, nell’ambito dell’operazione “San Lorenzo 4”, per il reato di partecipazione all’associazione per delinquere di stampo mafioso “Cosa Nostra” e per diversi episodi di estorsione, avendo costretto alcuni imprenditori ad acquistare materiale edile della ditta Edilpomice, la cui sede, tra l’altro, veniva utilizzata come luogo d’incontro per i summit di mafia.

Scarcerato nel 2006, era stato nuovamente arrestato dalla Mobile a gennaio 2007, nell’ambito dell’operazione “Occidente”, insieme a Francesco Di Blasi, Antonino Pipitone 47 anni e  Salvatore Lo Piccolo, accusato del reato di estorsione, per avere costretto un imprenditore a fornirsi di materiale edile sempre alla Edilpomice, per l’esecuzione di alcuni lavori in contrada Ciachea a Carini (Pa).

Infine, è stato nuovamente arrestato, sempre dalla Mobile, a luglio 2008, nell’operazione “Addio Pizzo Ter” per il reato di estorsione commesso ai danni della ditta B.F.G. Ricevimenti Srl, nota come “Sala Ricevimenti Alba” di Mondello.

Un estorsione compiuta insieme a Salvatore Davì, Antonino Mancuso, quali esecutori materiali ed ai capi mafia Sandro e Salvatore Lo Piccolo  quali mandanti, ai quali tra l’altro veniva rendicontata l’attività estorsiva.

L’attività d’indagine aveva preso spunto proprio da quanto riportato in alcuni “pizzini” sequestrati ai latitanti Lo Piccolo  e si è avvalsa del contributo delle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia Antonino Nuccio,  Francesco Franzese e Andrea Bonaccorso, insieme alle dichiarazioni delle vittime.