Torna per sole due recite, già quasi sold out, la grande Tosca di Giacomo Puccini con la regia di Mario Pontiggia e le scene di Francesco Zito che andò in scena al Teatro Massimo nel 2014 e che, nel prossimo giugno, andrà in tournée in Giappone insieme con La Traviata. La prima venerdì alle 20.30, una seconda recita domenica 2 alle 17.30.

Un allestimento del Teatro Massimo realizzato dal Teatro del Maggio Musicale Fiorentino di grande impatto scenico con un cast (tutto nuovo rispetto a tre anni fa) che vede sul podio Gianluca Martinenghi e nei ruoli principali Fiorenza Cedolins (Tosca), Marcello Giordani (Cavaradossi), Sebastian Catana (Scarpia). Orchestra, Coro e Coro di voci bianche del Teatro Massimo.

Oggi alle 18.30 la prova generale aperta al pubblico a favore di Telethon, un appuntamento con la solidarietà che s’inserisce nell’ambito della proficua collaborazione – ormai giunta al sesto anno consecutivo – tra la Bnl e la Fondazione Teatro Massimo, che ha permesso di raccogliere fino a oggi circa duecentomila euro per sostenere Telethon e la ricerca scientifica sulle malattie genetiche rare.
Domani e sabato 1, invece, alle 18.30, andranno in scena le due ultime recite fuori abbonamento de La Traviata di Verdi, sempre con la regia di Pontiggia e le scene di Francesco Zito, che ha riscosso un grandissimo successo. Una rara occasione di assistere a due opere in due giorni consecutivi.

E in questa occasione, sabato 1 domenica 2, torna “Piazza Massimo”: verrà allestita una grande platea all’aperto, proprio accanto al Teatro, dove le due opere saranno trasmesse in diretta su maxischermo con posti al costo simbolico di 1 euro per ogni spettacolo: La Traviata sabato 1 alle 18.30, Tosca domenica 2 alle 17.30. Inoltre sabato 1, dopo La Traviata, alle 21.50 sarà trasmesso Coppelia, il balletto in due atti con la coreografia di Amedeo Amodio andato in scena al Teatro Massimo nel 2015. Con Anbeta Toromani e Alessandro Macario, Riccardo Riccio, Michela Viola, musica composta da Léo Delibes, direttore Alessandro Ferrari, scene di Emanuele Luzzati e Luca Antonucci, costumi di Luisa Spinatelli, musiche originali di Giuseppe Calì, Orchestra e Corpo di Ballo del Teatro Massimo.
La manifestazione si inserisce nel quadro delle celebrazioni che festeggiano quest’anno i 120 anni dalla inaugurazione del teatro e i 20 anni dalla riapertura del 1997.

“È un’esperienza – dice il sovrintendente Francesco Giambrone – che mira a rendere fruibile per un pubblico vasto l’opera lirica come genere popolare e per tutti. Un’iniziativa che va nella direzione che portiamo avanti di un Teatro inclusivo, aperto alla città, sensibile alle istanze del sociale. Un Teatro che ha affiancato al suo straordinario Coro di voci bianche un Coro Arcobaleno composto dai bambini di tutte le etnie presenti in città, un Teatro che porta gli spettacoli nelle periferie grazie al progetto Opera camion, un Teatro che ha appena lanciato una Kids Orchestra per offrire ai musicisti in erba uno spazio per fare musica insieme e per un sano scambio di esperienze”.
“Dopo aver aperto le proprie porte alla città – dice Leoluca Orlando, sindaco e presidente della Fondazione Teatro Massimo – il Teatro ancora una volta va incontro alla città, portando la musica in piazza, offrendo a tutti la possibilità di godere momenti indimenticabili di svago e cultura in uno splendido scenario. Non solo come sindaco e presidente del Teatro, ma a nome di tutta la città credo doveroso dire un grande grazie agli artisti, alle maestranze e alla dirigenza del Massimo, che sono una grande risorsa per e di Palermo”.

Proprio a Palermo Giacomo Puccini, nel 1896, abbozzò i primi spunti musicali di Tosca.
“La stesura dell’opera – scrive Eleonora Di Cintio nel programma di sala – costò a Puccini una gestazione lunga quattro anni, buona parte dei quali spesi, oltre che in incontri con editore, librettisti, uomini di chiesa, in una febbrile ricerca delle sonorità che avrebbero dovuto rendere il soundscape della Roma scenario della tragedia che si staglia a ridosso della battaglia di Marengo. Capitolina è l’ambientazione della Tosca, capitolino fu il palcoscenico, quello del Teatro Costanzi, che nel 1900 ne ospitò il debutto sotto la direzione di Leopoldo Mugnone”.

Una Tosca, questa con la regia di Pontiggia e le scene e i costumi di Zito, che tre anni fa fu accolta trionfalmente, dove la dialettica è quella tra libertà individuale e potere. Il sipario si alza sull’interno di Sant’Andrea della Valle, ma sull’altare centrale la cupola si abbassa e s’inclina in modo che il cerchio della lanterna diventa un occhio che guarda la scena e il pubblico. È questo spunto visivo – che incombe nel primo atto e torna nel terzo – ad assurgere a simbolo di un potere asfissiante, ossessivo e pervasivo, espressione di una religiosità opprimente e formale. Il secondo atto è un andirivieni di figure inquietanti, nella maggior parte dei casi appartenenti al clero. Nel terzo atto, l’amplificazione sonora del canto del pastorello e le campane che si odono nell’alba romana creano un incanto schiacciato dai tre elementi che dominano la scena: la cupola in lontananza, l’inferriata che separa il proscenio dal piano di fondo e un pesante motivo marmoreo con le insegne papali, sul quale Tosca si arrampica nella fuga finale, calpestando quella morsa di oppressione dalla quale con atto estremo riesce a liberarsi.

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