- Nuova terapia cellulare messa a punto dall’Uosd di Flebolinfologia
- Tecnica adottata dal dottor Bellisi e dalla sua équipe sta suscitando grande interesse da molti centri italiani
- Il trattamento, già sperimentato con successo, si basa sull’uso delle cellule mononucleate del sangue
È destinata ad essere sempre più consolidata la nuova terapia cellulare per il trattamento del linfedema messa a punto in questi mesi dall’Uosd di Flebolinfologia dell’Aou Policlinico Paolo Giaccone di Palermo diretta dal dottor Mario Bellisi.
La tecnica adottata dal dottor Bellisi e dalla sua équipe – presentata di recente in occasione della Conferenza nazionale sul Linfedema organizzata dall’associazione Sos Linfedema onlus, a Floridia, in provincia di Siracusa – rappresenta una novità significativa nel panorama clinico e sta suscitando grande interesse da parte di molti centri italiani che hanno manifestato la volontà di collaborare per poter esportare la metodica.
Trattamento si basa su uso cellule mononucleate del sangue
Già applicato con successo su diversi pazienti il trattamento si basa sull’uso delle cellule mononucleate del sangue. Una volta effettuato il prelievo sul paziente, il sangue viene filtrato in un sistema a circuito chiuso per recuperare le cellule mononucleate: si tratta di cellule totipotenti che vengono poi iniettate con micro punture in punti predefiniti dell’area interessata dal linfedema. È stato riscontrato come tali cellule siano capaci di creare nuovi vasi linfatici.
“Un netto miglioramento dopo il primo impianto”
“Dopo il primo impianto di cellule – spiega Bellisi – abbiamo evidenziato una significativa riduzione della circonferenza dell’arto con un netto miglioramento percepito dal paziente che ha descritto un senso di leggerezza associato a un ripristino della sensibilità su tutto l’arto. Pazienti che da anni non riuscivano più ad indossare un jeans mi hanno mandato le fotografie per comunicarmi che finalmente anche un gesto così semplice poteva finalmente essere realizzato. Per me rappresenta una soddisfazione perché significa che siamo riusciti a migliorarne la qualità di vita. È importante, tuttavia, sottolineare che per trattare il linfedema non esiste un’unica soluzione, ma terapie combinate. Dopo ogni sessione i pazienti vengono anche sottoposti a bendaggi multistrato all’ossido di zinco e cumarina con sostituzione settimanale. Li monitoriamo e seguiamo nel tempo per valutare tutti i cambiamenti e adeguare la terapia sulla base dei miglioramenti registrati”.
In sinergia con altri reparti
L’unità semplice dipartimentale di Flebo Linfologia lavora in sinergia con altre realtà presenti all’interno dell’azienda ospedaliera universitaria per offrire il trattamento più completo sul piano diagnostico e clinico: medicina nucleare per gli esami linfoscintigrafici, radiologia per la linfangioRisonanza, Fisiatria per il linfodrenaggio manuale, endocrinologia, infettivologia, terapia del dolore, medicina iperbarica, chirurgia bariatrica per i grandi obesi, chirurgia plastica per il trattamento chirurgico dei linfedemi.
“Ringrazio il Dott. Bellisi per l’impegno costante profuso in questa attività – ha detto il commissario straordinario dell’Aoup ‘P. Giaccone’ Alessandro Caltagirone. Un servizio assistenziale diventato un riferimento per i pazienti colpiti da questa patologia e che abbiamo voluto valorizzare con il conferimento dell’incarico di Responsabile della UOSD di Flebolinfologia”.
Come prenotarsi
È possibile prenotare tramite Cup le visite e gli ecocolordoppler presso l’Ambulatorio di Flebolinfologia con impegnativa del proprio medico curante per “visita di chirurgia vascolare codice 897CV”. Per ulteriori informazioni scrivere via mail a: flebolinfologia@policlinico.pa.it.
Cosa è il linfedema
Il linfedema è una patologia che determina il deterioramento del drenaggio linfatico e, causando un accumulo di proteine e lipidi in diversi distretti dell’organismo, modifica progressivamente i tessuti. In molti casi colpisce le gambe e gli arti inferiori, ma può determinarsi anche in altri punti del corpo, specie in casi di pazienti che hanno subito interventi chirurgici per patologie oncologiche. Le lesioni spesso sono di tale entità da compromettere notevolmente la quotidianità, impedendo lo svolgimento di una vita normale.
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