Tre suicidi in una decina di giorni nelle carceri siciliane, con le vittime tutte accusate di violenze in famiglia, in un caso gravissime, tanto che hanno portato alla morte. Due sono accaduti a Pagliarelli, dove il 10 agosto si è ucciso Emanuele Riggio, mentre tre giorni fa si è tolto la vita, Roberto Faraci, detenuto di 45 anni, impiccandosi con le lenzuola nella cella, proprio come Riggio.

Entrambi erano stati arrestati per maltrattamenti in famiglia, Riggio rispondeva anche di stalking. Sui due decessi in carcere la procura ha avviato accertamenti e ci sono indagini in corso. Riggio era considerato un detenuto a rischio, in precedenza avrebbe avuto qualche problema in carcere, ciò nonostante è riuscito ad eludere la sorveglianza degli agenti ed a farla finita.

La terza vittima è il ceramista Giuseppe Randazzo di Caltagirone, arrestato la scorsa settimana per l’omicidio della moglie Catya Di Stefano, un’assistente socio-sanitaria. Dopo pochi giorni di cella si suicidato nel carcere di Caltagirone.

«Tre detenuti in attesa di giudizio. Siamo al mare o in vacanze e siamo “disturbati” da queste notizie. A chi può interessare la morte di tre persone che sono finite in galera, “se la sono voluta” è la frase più elegante – afferma Pino Apprendi, presidente di “Antigone Sicilia”-. Il disagio nelle carceri non è solo “un problema loro”, è un problema di tutta la società che ha la responsabilità di tutelare la vita di tutti. I detenuti riconosciuti colpevoli devono scontare la pena in condizioni di vita dignitose. La detenzione non deve trasformarsi in tortura psicologica come in un girone dell’inferno dantesco.

Detenuti e popolazione carceraria, compresa la polizia penitenziaria, fra l’altro, hanno sopportato più degli altri l’isolamento anche dai propri familiari durante il periodo dei divieti per evitare i contagi. Va istituito il garante comunale in ogni territorio dove esiste un carcere. A Palermo, il comitato “Esistono i diritti” con il suo presidente Gaetano D’Amico, già da tempo, lo chiede e il consiglio comunale presto ne approverà il regolamento».

Riggio era stato arrestato agli inizi di giugno per una classica storia di violenza domestica. In passato aveva avuto già guai con la giustizia per reati contro la persona, poi era uscito dal carcere ed era tornato a casa con la moglie ed i figli. E qui sarebbero iniziati i problemi perché la sua permanenza in famiglia non sarebbe stata affatto semplice. Liti quasi quotidiane ma anche, secondo la ricostruzione dell’accusa, percosse e minacce e poi anche stalking.

“L’Osapp fa appello al Presidente della Regione Siciliana per le carenze sanitarie della Casa Circondariale di Palermo Pagliarelli.”
A dichiararlo è il Segretario Generale Aggiunto dell’Osapp Domenico Nicotra, che vuole porre l’attenzione sul ristretto numero di psichiatri, infermieri e OSS che in un istituto come quello palermitano che ospita mediamente 1300 detenuti di circa 200 hanno necessità di supporto psichiatrico e/o psicologico.
“Inoltre, prosegue Nicotra, non deve sottovalutarsi la circostanza che nel carcere palermitano è attiva una sezione per soggetti psichiatrici “articolazione tutela salute mentale”.
“È necessario, conclude il sindacalista dell’Osapp, che il presidente Musumeci assuma urgenti provvedimenti, perché non è detto che la Polizia Penitenziaria possa fare sempre miracoli.”