Situazione al  collasso per gli storici teatri palermitani che rischiano la chiusura, motivo che ha portato questa mattina i lavoratori dello spettacolo a protestare in piazza Verdi. Al loro fianco i sindacati e gli stessi vertici dei teatri che chiedono garanzie per evitare che questi presidi della cultura debbano chiudere i battenti a causa delle situazione deficitarie di bilancio del Comune di Palermo. Il solo teatro Massimo ha ricevuto un taglio del 75% su base biennale.

Stremati

“Situazione al collasso – ha detto senza mezzi termini Pamela Villoresi, direttore artistico del teatro Biondo di Palermo , perché la nostra sopravvivenza è garantita da Regione e ministero. Sono stata ricevuta dal segretario generale dello spettacolo del ministero che mi ha detto che ci sono rimasti male per la mancata nostra richiesta di diventare teatro nazionale. Non abbiamo potuto gareggiare per il segno in rosso e il mancato contributo del Comune. La differenza tra diventare nazionale e i tagli che siamo obbligati a fare sono migliaia di giornate lavorative in meno. Io credo che questo territorio non si possa permettere di mettere ancora più in ginocchio tutte le categorie dello spettacolo che escono dalla pandemia già fortemente provate. In questo momento l’attività del teatro è retta da dipendenti e dirigenti non prendono lo stipendio da mesi. Ci vuole il rispetto delle regole del lavoro”.

Soldi già spesi

La cosa grave, a detta dei sindacati, è che i finanziamenti promessi ai teatri mai erogati sono già stati spesi nelle produzioni del 2021 e anche del 2022. “Noi chiediamo con forza alla politica – afferma Maurizio Rosso, responsabile del dipartimento Cultura della Cgil Sicilia – un progetto culturale serio che sia in grado di garantire un futuro agli artisti e alle maestranze palermitane. Servono piani industriali seri, Palermo è una città a vocazione turistica e bisogna a investire sui teatri. Per ogni euro speso in cultura ne ritornano 6. Possibile che non riusciamo ad attrarre neanche un investitore privato rispetto a queste grandi istituzioni culturali? Ricordo che nel Pnrr ci sono 40 miliardi nella misura per culturale e tecnologia, allora credo che si debbano presentare dei progetti”.

L’assenza del Comune

“Il Comune con l’assenza del bilancio è mancato completamente al suo ruolo – avverte Consuelo Lupo, responsabile arte e mestieri della Slc Cgil Palermo -, facendo pagare un prezzo altissimo a tutte le maestranze che fanno cultura diffusa in questa città che è importante per il tessuto sociale”. “Tagliate anche le attività collaterali che portano i più piccoli al teatro e questo non è accettabile” rilancia Antonio Barbagallo, segretario della di Fials Palermo.

Anche i call center in affanno

Presente alla manifestazione anche il deputato alla Camera, Carmelo Miceli, che oltre a sostenere i lavoratori dello spettacolo ha anche fatto riferimento all’altra emergenza lavorativa, quella dell’ex call center Alitalia, ora Ita, dopo che due giorni fa Covisian (a cui è stata data la commessa ora in scadenza) ha aperto le procedure di licenziamento per i 221 addetti a Palermo. Questi lavoratori si sono uniti proprio alla protesta di oggi in piazza Verdi. “Andremo il 20 aprile al ministero del Lavoro – attacca Miceli – dove entrambe le parti, Ita e Covisian, devono rispettare il contratto. Ita deve offrire alternative, trovare una nuova azienda o l’internalizzazione di tutti i lavoratori. Sui lavoratori dello spettacolo e sui precari non possono esserci più proroghe, anche perché parliamo di lavoratori che di precario non hanno nulla. Questa città deve fare leva sulla cultura e deve essere garantita la stabilizzazione, al di là delle regole di bilancio. Chiederemo anche su questo tema un intervento del governo nazionale”.

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