E’ il 18 luglio del 1992. Paolo Borsellino ha preso per mano la moglie Agnese per una passeggiata lungo il mare. Dopo un lungo silenzio, Borsellino parla. E’ quasi un testamento: “Non sarà la mafia ad uccidermi ma saranno altri. E questo accadrà perché c’è qualcuno che lo permetterà. E fra quel qualcuno, ci sono anche miei colleghi…”. “Sono parole che continuano a suscitare dei forti interrogativi”, è l’analisi di Antonio Balsamo, magistrato. Intervenuto alla presentazione dell’ultimo saggio di Vincenzo Ceruso alla “Via dei Librai”, la rassegna conclusasi lo scorso 25 aprile, Balsamo ha anche aggiunto che dalla sentenze recenti emerge un triplice movente per la Strage di Via d’Amelio: “un movente di reazione, un movente preventivo per quel che rappresentava Paolo Borsellino per il mondo della Giustizia e per tutta la società italiana e un movente di destabilizzazione”.

Stragi del 1992 vanno inserite in un contesto internazionale

Nel suo intervento, il magistrato palermitano ha ricostruito il contesto sociale e geopolitico che diede la stura alle stragi del 1992. “Gli eventi drammatici del 1992 si inseriscono in un quadro più generale, di carattere interno e di carattere internazionale. E’ un tema aperto, mi limito a segnalarvi un fatto importante: Giovanni Falcone diventa oggetto di una pesantissima campagna di delegittimazione e di isolamento, proprio nel momento in cui la sua autorevolezza nel contesto internazionale è ai massimi livelli”.

Falcone e le menti raffinatissime

Per Balsamo, il giudice Falcone viene attaccato nel “momento in cui diventa un interlocutore privilegiato dei massimi leader mondiali. Quando nel maggio del 1989, il presidente degli Stati Uniti George Bush Sr. viene in Italia per la prima visita ufficiale, non appena arrivato chiede di incontrare Falcone. Evidentemente il giudice siciliano era divenuto l’ispiratore delle più importanti strategie internazionali in materia di contrasto al traffico di stupefacenti, traffico che in quel momento storico vede la Sicilia come uno dei crocevia principali a livello mondiale. Era un traffico che generava ricchezze spesso superiori al Pil di alcuni Stati, con un potere, quindi, di corruzione inquietanti. Quel momento storico è anche quello in cui nasce l’impresa a partecipazione mafiosa come modello fortemente diffuso. Ed  è lo stesso momento in cui si assiste a un tentativo di rilegittimazione di Cosa Nostra che era stata duramente colpita dal Maxi Processo. Quel tentativo di rilegittimazione sociale passa per la gestione degli appalti e il cosiddetto patto del tavolino”.

Falcone e le “menti raffinatissime”

Tutta questa fase storica riceve una lettura significativa da parte dello stesso Falcone. Non appena il 21 giugno del 1989 diviene destinatario del fallito attentato all’Addaura, e dopo aver ricevuto una pesantissima forma di attacco concentrico – che vede fra i suoi protagonisti non soltanto il mondo mafioso ma  buona parte della società civile palermitana – Falcone romperà il suo abituale riserbo e parlerà di menti raffinatissime”.

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