Il gup di Palermo ha condannato a 2 anni e 8 mesi ciascuno, in abbreviato, gli imprenditori Antonio Falcone, Emanuele Capizzello, Giulia Savì e Gioacchino Gabriele Falcone. Erano stati coinvolti in una inchiesta della sezione siciliana della Procura Europea, coordinata dai pm Gery Ferrara e Amelia Luise, per truffa aggravata all’Ue e violazione della legge sui subappalti.

L’indagine

L’indagine accertò che con i fondi europei erano stati avviati lavori di ristrutturazione nell’Istituto scolastico Alessandro Volta di Palermo, ma molte opere da realizzare erano rimaste sulla carta e non erano mai state effettuate. Emanuele Capizzello, Antonio e Gioacchino Gabriele Falcone erano finiti ai domiciliari. Il gup ha anche condannato a versare 54mila euro le due società coinvolte.

I profitti e i subappalti

Secondo gli inquirenti gli imputati, nell’esecuzione dei lavori, usando i cosiddetti subappalti a cascata e false fatturazioni, attraverso il risparmio o il mancato utilizzo di materiale o addirittura la mancata o incompleta realizzazione delle opere contabilizzate, avrebbero intascato ingiusti profitti. Diverse le irregolarità accertate: dalle porte antincendio installate su telai non conformi, ai bagni senza massetto, a differenza di quanto previsto dal progetto e dalla fattura di pagamento.

L’operazione a Trapani

I carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Trapani hanno eseguito un’ordinanza cautelare, emessa gip di Trapani Massimo Corleo nei confronti di tre imprenditori trapanesi e uno palermitano, indagati, a vario titolo, per i delitti di truffa aggravata, fittizia intestazione, autoriciclaggio e violazioni della normativa inerente ai subappalti.

Al centro delle indagini, condotte dai carabinieri sotto la direzione della procura di Trapani, figurerebbe l’attività di un imprenditore marsalese di 46 anni, Francesco Salvatore Russo, già coinvolto nel processo Scrigno del 2019. L’imprenditore, con aziende nel settore edile e agricolo, intestate fittiziamente alla moglie, e con l’appoggio di altri imprenditori trapanesi e palermitani, secondo l’accusa ha eseguito a Favignana, in violazione della normativa dei subappalti, lavori pubblici di manutenzione che erano stati aggiudicati ad altre aziende del settore.

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