Il 30 aprile del 2012, nella centralissima via Dante di Palermo, in pieno giorno, Antonietta Giarrusso veniva uccisa nel suo negozio di parrucche, l’attività alla quale aveva dedicato, con amore, tutta la sua vita.

A distanza di quasi sette anni, quell’omicidio efferato, compiuto con ben 27 coltellate e un paio di forbici conficcate nella gola della vittima, rischia di restare impunito. Insomma, l’assassino della 6oenne, conosciuta da tutti come “signorina Ninni” potrebbe essere ancora a piede libero.

Come scrive il Giornale di Sicilia di oggi in edicola, le indagini adesso ripartono da zero. Si procederà all’esame delle immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona e alle verifiche su eventuali tracce di dna.
Ed è proprio ciò che sta facendo il sostituto procuratore Renza Cescon che coordina l’inchiesta.

Da qual dna in mano agli investigatori, ci si aspetta molto. Isolato nelle ore successive al delitto su una tenda del negozio, venne poi confrontato con quello di una quarantina di persone che avevano avuto contatti con la signorina Ninni ma senza alcun esito che fosse rilevante per una svolta delle indagini.

Adesso in Procura si sta valutando di riprendere in mano una pista già battuta all’epoca, ma poi subito accantonata, quella legata al suicidio di una transessuale – che comprava parrucche nel negozio di via Dante – avvenuto una settimana dopo l’omicidio. È in questa direzione che si ipotizza di fare nuovi confronti del dna.

Certo è che la morte di Antonietta Giarrusso resta un giallo. La donna aveva infatti l’abitudine di chiudere a chiave la porta del negozio quando era dentro l’attività. Porta sulla quale non sono mai stati trovati segni di effrazione, quindi è stata la signorina Ninni ad aprire al suo assassino.

Un delitto poi, sicuramente non commesso per rapina. Al momento dell’omicidio nella cassa del negozio c’erano più di mille euro, che l’assassino non ha toccato.

Un vero e proprio rompicato. Chi poteva nutrire tanta rabbia nei confronti della signorina Ninni, tanto da ucciderla in modo così terribile? E’ la domanda alla quale cercheranno di dare una risposta gli inquirenti.

L’inchiesta era già stata archiviata una prima volta nel 2014 e poi riaperta per compiere accertamenti soprattutto di tipo finanziario.