Venne ucciso perchè invitava i suoi clienti accusati di mafia a pentirsi o comunque a dissociarsi dall’organizzazione mafiosa. Un atteggiamento che Cosa Nostra non gradiva e che considerava poco rispettoso dell’organizzazione criminale. Il suo omicidio fu deciso come punizione ma anche come forma di intimidazione all’intera categoria forense palermitana.

E’ quanto hanno ricostruito gli inquirenti che, a distanza di 7 anni, hanno cosìspiegato l’omicidio dell’avvocto Enzo Fragalà. Una spedizione punitiva che non necessariamente doveva concludersi con la morte di Fragalà ma che portò al suo omicidio. Fragalà, infagtti, morì tre giorni dopo per le conseguenze dele percosse subite.

Sono sei le persone adesso accusate del delitto nell’ambito dell’inchiesta che è stata riaperta e che è coordinata personalmente dal procuratore Francesco Lo Voi coadiuvato dagli aggiunti Leonardo Agueci e Nino Di Matteo e dai sostituti Caterina Malagoli e Francesco Mazzocco.

L’inchiesta venne riaperta dopo due intercettazioni ambientali nel carcere di Parma avvenute a luglio 2013 e gennaio 2014. Il reggente di Porta Nuova Giuseppe Di Giacomo parlava con il fratello Giovanni che si trovava recluso all’ergastolo. Parlando fra di loro i due lasciavano comprendere chiaramente che gli autori dell’omicidio dell’avvocato Fragalà erano i boss del mandamento di Porta Nuova e in particolare della famiglia del Borgo Vecchio.

A chiarire ulterioremente i fatti sarà, poi, il pentito Francesco Chiarello che ad aprile del 2015 manifesta l’intenzione di collaborare con  la giustizia e inizia a confermare quanto gli invesigatori avevano sentito in quelle intercettazioni e a definirne i contorni della vicenda in modo da poter permettere una ricostruzione chiara e le imputazioni odierne.

Ad uccidere Fragalà furono Antonio Abbate, Francesco Arcuri,  Antonio Siragusa e Salvatore Ingrassia aiutati da Paolo Cocco genero di Ingrassia e da Francesco Castronovo, principale esecutore materiale in base a questa ricostruzione.

In particolare sarebbe stato Francesco Arcuri a pianificare la spedizione punitiva, Antonio Abbate ad organizzare il commando partecipando fisicamente, Ingrassia e Siragusa avrebbero coperto gli autori dell’incursione facendo da palo e organizzando logisticamente l’area nei pressi del palazzo di giustizia; Paolo Cocco avrebbe portato le mazze mentre Francesco Castronovo sarebbe stato il picchiatore principale di quel delitto.

Per tutti adesso è scattata l’ordinanza di custodia cautelare e dovranno rispondere di quell’efferato delitto.

Fragalà, noto avvocato, ex deputato di AN impegnato in poltiica tanto quanto nell’avvocatura, venne aggredito la sera del 23 febbraio del 2010 all’uscita dal suo studio legale che si trova poco distante dal palazzo di giustizia di Palermo. Venne pestato selvaggiamente con mazze e bastoni. Morì in ospedale dopo tre giorni di agonia. Un delitto anomalo per Cosa Nostra che portò gli inquirenti a scavare anche nella sfera privata, pista poi abbandonata del tutto. Ora la ricostruzione della responsabilità diretta della mafia palermitana.