Un anno fa moriva Sebastiano Tusa, archeologo di fama internazionale ed assessore ai Beni culturali della Regione siciliana. Aveva 66 anni.
In tanti ricordano oggi con affetto Tusa, deceduto in Etiopia nel disastro aereo del volo Ethiopian Airlines 302, partito da Addis Abeba e diretto a Nairobi: l’archeologo avrebbe dovuto prendere parte ad una conferenza internazionale organizzata dall’Unesco a Malindi.

A ricordare Tusa anche Leandro Janni, presidente di Italia Nostra Sicilia.

“Charles Baudelaire ha scritto: «Sempre il mare, uomo libero, amerai.» Ciascuno di noi, in Sicilia, possiede un ricordo positivo, un’immagine significativa legata a Sebastiano Tusa: archeologo e docente; politico. Egli amava l’Isola, – scrive Janni – la sua l’infinita, variegata bellezza. Egli amava il suo mare azzurro e fecondo. Generosamente, instancabilmente Sebastiano Tusa visitava luoghi, incontrava e dialogava con studiosi, pescatori, contadini, artisti, operai, docenti, studenti, imprenditori, burocrati, amministratori, politici. Sempre cordiale e affabile. Il suo sguardo era attento, profondo. Visionario. Le sue parole pacate, mai banali; essenziali. A me, Sebastiano Tusa, sembrava un uomo immune da narcisismo. Un uomo coerente, competente. Sapiente. Era una di quelle persone, rare, dotate di capacità di astrazione e insieme di concretezza.
Un uomo rispettoso della storia, – ricorda ancora Janni – delle tradizioni, ma attento e disponibile al nuovo: al moderno, al contemporaneo. I risultati importanti e molteplici del suo lavoro restano a testimonianza della sua statura umana e intellettuale. Di certo egli è un esempio imprescindibile, prezioso, per tutti coloro che sono impegnati nella tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale e nella diffusione dei saperi. Una vita interrotta prematuramente quella di Sebastiano Tusa. Tragicamente. Esattamente un anno fa, il 10 marzo 2019. Una vita comunque spesa bene: nell’amore, nella conoscenza e nella libertà. Di certo, quanto abbiamo perso noi siciliani con la sua scomparsa lo abbiamo constatato, verificato nel corso di un anno. L’anno che è appena trascorso”.

Figlio del celebre archeologo Vincenzo Tusa e di Aldina Cutroni, docente di Numismatica antica, Sebastiano Tusa si laura in lettere con una tesi in paletnologia presso l’Università La Sapienza di Roma, dove si specializza anche in archeologia orientale. Dirigente della Regione Siciliana, negli anni Novanta è responsabile della sezione archeologica del Centro Regionale per la Progettazione e il Restauro. Nel 2003, durante scavi da lui diretti a Pantelleria, vengono ritrovati tre ritratti imperiali romani.

Abbandona la ricerca sul campo, si occupa di amministrazione dei beni culturali nei ruoli della Regione Sicilia, guidando la Sovrintendenza di Trapani. Nel 2004 viene nominato primo sovrintendente del mare da parte dell’assessorato dei Beni culturali della Regione Sicilia.
Organizza missioni archeologiche in Italia, Pakistan, Iran e Iraq. Nel 2005 guida gli scavi a Mozia, riportando alla luce, sulla strada sommersa che conduce all’isola, alcune strutture identificabili come banchine. Nel 2008 realizza un film documentario con Folco Quilici sulla preistoria mediterranea a Pantelleria. Gli scavi da lui promossi, e condotti sul campo da Fabrizio Nicoletti e Maurizio Cattani, avrebbero poi confermato il ruolo di Pantelleria come “crocevia per i mercanti” in epoca antichissima.

Nel gennaio 2010 viene nominato Socio onorario dell’Associazione Nazionale Archeologi. Sempre quell’anno passa a guidare la Soprintendenza di Trapani.
Nel marzo 2012 si candida al consiglio comunale di Palermo nella lista di FLI ma non risulta eletto. Nel 2012 torna a dirigere la Sovrintendenza del mare della Regione.

L’11 aprile 2018 diviene assessore ai beni culturali, su nomina del presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, in sostituzione di Vittorio Sgarbi, e lascia la soprintendenza del Mare. La sua nomina viene salutata positivamente tra gli ambienti culturali dell’isola, anche in funzione delle sue competenze. La sua attività politica si distingue subito per l’impegno di valorizzazione dei Beni Culturali siciliani trascurati da troppi anni di mancate riforme.

 

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