Si muore di coronavirus o per coronavirus? A sei mesi dall’inizio della crisi sanitaria, medici e scienziati brancolano nel buio. Ci vorrà tempo per capire cosa sia successo realmente, ci vorrà tempo per trovare cure e rimedi, per un virus che oggi sembra attenuato, ma che rimane sempre nell’ombra come una minaccia costante. Questo è ciò che accade sul versante sanitario. Ma nella vita economica e sociale, c’è un virus, neanche tanto nuovo, che inizia a seminare morte e distruzione.
Questo virus si chiama “Durc” ed è il concentrato della follia burocratica di un paese incapace di reagire con forza e determinazione alle crisi. Anzi, le crisi diventano motivo per consentire al Potere di crogiolarsi nei propri confini e specchiarsi per giocare a chi è il più figo del reame. Come spiegare altrimenti, le mosse del premier Conte che punta a far nascere il suo partitino di collocazione cattolica, sinistrorsa e gesuitica?
Ma parliamo di questo virus economico e vediamo di collocarlo nella situazione attuale. Lo spiega bene un articolo pubblicato l’altro ieri da BlogSicilia: il Governo Conte in un complesso ed articolato cammino parlamentare dapprima aveva concesso una proroga fino al 29 ottobre dei Durc in scadenza tra il 31 gennaio ed il 31 luglio 2020, salvo poi aggiungere – in fase di conversione in legge – una formuletta letale che mantiene in vita, improvvidamente, la scadenza del 15 giugno 2020.
Una clamorosa inversione ad U, una stretta definitiva e mortale sul futuro di molte imprese italiane. Negli scenari degli analisti, la moria di imprese per covid (o per Durc, fate voi), potrebbe radere al suolo il tessuto economico del paese, con oltre 200 mila ko.
I settori più colpiti sarebbero gli ambulanti, i negozi di abbigliamento, gli alberghi, i bar ed i ristoranti e le imprese legate alle attività di intrattenimento e alla cura della persona. Mentre, in assoluto, le perdite più consistenti si registrerebbero tra le professioni (-49 mila attività) e la ristorazione (-45 mila imprese). Per quanto riguarda la dimensione aziendale, il segmento più colpito sarebbe quello delle micro imprese – con 1 solo addetto e senza dipendenti – per le quali basterebbe solo una riduzione del 10% dei ricavi per determinarne la cessazione dell’attività. La mossa del Durc, dunque, è una cosa simile all’eutanasia di Stato per le imprese.
Ma i conti, alla lunga, li pagherà anche chi oggi è convinto di non temer nulla: sono usciti i dati del MISE sulle entrate fiscali e tributarie di Aprile 2020, rispetto allo stesso mese del 2019 il “buco” di quanto effettivamente incassato è stato 6.2 mld di euro ben di più dei soli 1.3 mld del mese di Marzo ovvero il primo mese pandemico. Ma le vere “gioie” le vedremo a Maggio. Sono ipotizzabili per lo Stato minori entrate per almeno 70 mld nell’anno 2020. (Sulle maggiori spese apriremo un capitolo a parte, ma diciamo che è ragionevole pensare a circa 80mld di maggiori uscite, sommando al deficit previsto ne viene fuori uno di 180 mld, il 12% del Pil 2020).
Una catastrofe mai vista neanche in tempo di guerra. Dove sono finiti i mille miliardi promessi dal poderoso Conte?
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