“Il tema del femminicidio è molto delicato, perché coinvolge molto spesso bambini che restano orfani, di padre e di madre, che da un giorno all’altro si ritrovano a vivere una vita che non gli appartiene e non possono fare nulla per cambiare ciò che è successo” a dichiararlo è Nancy Mensa, giovanissima figlia di un’infermiera uccisa ad Avola dal marito il 12 agosto del 2013, mentre aveva in braccio il figlio più piccolo di appena 4 anni.

In occasione della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, Nancy Mensa ha voluto portare la sua testimonianza nel convegno dal titolo “Il futuro di chi resta”, in difesa degli orfani di vittime di violenza di genere, la cui tutela presenta ancora oggi delle lacune nonostante i numerosi casi di cronaca che li vedono coinvolti. “Bisogna trarre da ciò che ci accade degli spunti positivi – ha aggiunto Nancy Mensa – e questa è certamente una battaglia non solo degli orfani, ma di tutti noi. Mi sono resa conto che se non posso cambiare la mia storia, di sicuro posso dare il mio contributo per fare in modo che simili tragedie non accadano ad altri. Dobbiamo essere noi stessi il cambiamento che vogliamo vedere”.

Secondo le ultime statistiche, in Italia sono 1600 gli orfani causati dalla violenza di genere, di questi il 30% non ha una madre né un padre, il restante 70% si ritrova ad essere solo con un genitore in carcere. “I bambini vengono lasciati soli – afferma Emanuele Tringali, avvocato difensore di Nancy Mensa ed estensore di una proposta di legge per orfani vittime di femminicidio – anche da uno Stato assente e spesso distratto. Abbiamo inviato due proposte di legge: una al Parlamento, che ha approvato di recente la legge 4 del 2018, che prevede disposizioni in favore degli orfani per crimini domestici, e una al presidente della Regione Sicilia, chiedendo l’estensione della tutela prevista per gli orfani per vittime di mafia anche agli orfani per vittime di violenza di genere”.

“La Convenzione di Istanbul del 2011 – ha detto l’avvocato Paola Catania – ha il merito di definire per la prima volta la violenza contro le donne come una violazione dei diritti umani, specificandone il significato in molti aspetti. Sono molti i punti che devono ancora essere indagati e noi intendiamo costruire una rete di protezione nei confronti di tutte le vittime”. Nel corso dell’evento è stata accesa una candela in memoria delle vittime di violenza di genere.