Una legge regionale che disciplini aperture e chiusure degli esercizi commerciali a cominciare da bar e ristoranti, ma anche teatri, cinema e palestre nell’isola in periodo di emergenza coronavirus. E’ questa la strada scelta dal governo Musumeci per intervenire sul dpcm Conte che ha paralizzato tutto imponendo la chiusura alle 18.

La Regione vuole usare la sua Autonomia statutaria ma anche i poteri conferiti da Roma ai presidenti delle Regioni  con le disposizioni d’emergenza, per cambiare le cose. Il disegno di legge in discussione in giunta prevede di far slittare alle 20 la chiusura dei bar e alle 22 quella dei ristoranti in Sicilia. Interventi anche su teatri e cinema che potrebbero aprire con distanziamento e riduzione dei posti. Incerta, invece, la situazione delle palestre.

La legge richiamerebbe il dpcm Conte ma ne modificherebbe l’applicazione in Sicilia. Una volta varata dalla giunta, però, nons arebbe operativa. Dovrebbe andare all’Ars e fare l’inter rapido in commissione e poi a sala d’Ercole. La maggioranza conta di approvarla in un paio di giorni ma i tempi potrebbero essere più lunghi e arrivare fino a metà della prossima settimana sia pure con iter semplificato e velocizzato.

Questo perché la situazione epidemiologica siciliana è diversa, ma è diversa anche la situazione imprenditoriale ed è diverso il tessuto economico. La stima dei danni dal nuovo semi lockdown parla di perdite per un miliardo di euro solo in Sicilia.

Sui tempi della legge, poi, si innesta il rischio impugnativa da parte di Roma ma in questo caso i tempi della giustizia potrebbero giocare a favore della situazione siciliana. Insomma si vuole usare questo strumento per ribaltare ciò che è accaduto con l’ordinanza sui migranti. In quel caso Roma usò il Tar per bloccare l’ordinanza. Lo stesso Tar, poi, non si pronunciò nel merito perchè nel frattempo l’emergenza era venuta meno.

Palermo adesso vuole fare non una ordianza ma una legge e farla entrare in vigore in modo che Roma non possa impugnarla per via amministrativ ma debba andare al ricorso costituzionale i cui tempi sono tali da far sì che la legge produca i suoi effetti prima che posa essere, eventualmente, stoppata.

Ma non tutti sono d’accordo. A dirsi contrario non è solo il sempiterno sindaco Cateno De Luca. Critiche arrivano dall’Udc. “Pur non conoscendo a tutt’oggi il contenuto del ddl, non posso non esprimere assoluta perplessità rispetto alla modalità scelta dal governo regionale, per venire incontro alle esigenze di bar, ristoranti, palestre, musei, teatri, ecc- dice il deputato Danilo Lo Giudice – Se davvero il Presidente Musumeci vuole dare una risposta immediata, lo faccia tramite ordinanza regionale avvalendosi delle prerogative del nostro statuto che gli consentono di poter intervenire in tal senso, come per altro già fatto in altre province autonome. Allo stesso tempo presenti in aula il disegno di legge e sarò io il primo a sostenerlo e approvarlo, ma non possiamo lasciare allo sbando i nostri imprenditori per altri 15 giorni, continuando a prendere in giro i siciliani. Un disegno di legge, seppur trattato con urgenza, prima di essere approvato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale, necessità di non meno di 15/20 giorni per entrare in vigore, l’ordinanza avrebbe effetto immediato ed è l’unica risposta concreta plausibile. I siciliani ci chiedono senso di responsabilità e rapidità di azione, il tempo dei “faremo” è finito”

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