L’Università di Palermo è un Mega Ateneo. Costa un sacco di soldi e deve diventare l’hub per il futuro economico e sociale del territorio. Dipende – come in fondo è ovvio che sia – mani e piedi dai finanziamenti del Miur, che coprono più del 90 per cento le sue necessità finanziarie. E’ proprio un mega Ateneo, perché così viene classificato dal Censis, l’istituto di statistica che ogni anno redige una classifica di qualità delle migliori università italiane.  Nel novero degli Atenei che contano su più di 40 mila iscritti, Unipa è al settimo posto della graduatoria nazionale. E’ un buon risultato? Dipende da quale prospettiva si guarda: in Italia il Censis considera nove mega atenei. La classifica di qualità per il 2022, ultimo sondaggio disponibile, è guidata – record cristallizzato nel tempo che si rinnova di anno in anno –   dall’Università di Bologna, con un punteggio complessivo di 89,8. Seguono l’Università di Padova e La Sapienza di Roma, rispettivamente in seconda e terza posizione con i punteggi di 88,0 e 86,5.In quarta posizione si piazza l’Università di Pisa (85,2), che scalza l’Università di Firenze, che retrocede al quinto posto, totalizzando 84,3. Avanza di due posizioni l’Università Statale di Milano (82,7), che tra i mega passa dall’ottava alla sesta posizione. L’Università di Palermo galleggia al settimo posto, confermando la settima e terzultima piazza). Unipa condivide il piazzamento ex aequo con l’Università di Torino, con 80,8 punti. La classifica dei mega atenei è chiusa dall’Università di Bari e dalla Federico II di Napoli, collocate rispettivamente in penultima e ultima posizione.

I conti di Unipa

Come funziona sul piano economico Unipa? I proventi del 2023 sono previsti in poco più di 308 milioni di euro. La gran parte della massa finanziaria è destinata a coprire i costi degli stipendi e delle altre voci di remunerazione per il personale, docente e non docente. Nel bugdet del 2022 questa voce ha pesato per 188 milioni di euro. Il costo è in crescita: nel 2023 il costo del personale docente ed amministrativo è incrementato di 10 milioni di euro e l’asticella verrà alzata ancora sino al 2025, quando quella voce peserà per oltre 213 milioni di euro.

Dal Miur 262 milioni a Unipa nel 2023

Per coprire i costi operativi e di funzionamento Unipa conta sul Fondo di finanziamento ordinario del Miur, il Ministero dell’Istruzione e della ricerca, che ogni anno – per le attività universitarie in Italia investe oltre 7 miliardi e mezzo. Il finanziamento poggia su due aree, il finanziamento base e quello premiale. A Unipa nel 2022 sono toccati 124 milioni di euro come finanziamento base, mentre sempre nello stesso anno la quota premiale è di poco più di 62 milioni di euro, il 2,67 per cento della massa finanziaria resa disponibile dal Miur per questa modalità di intervento. La quota premiale  assorbe complessivamente 2.3 miliardi di euro a livello nazionale e le quote alle singole università vengono attribuite in base a tre parametri: la qualità delle ricerca, le politiche di reclutamento, la qualità del sistema universitario, voce che comprende anche il criterio di riduzione dei divari. Ma i contributi del Miur non si fermano qui. Altre voci compongono il finanziamento complessivo che lo Stato eroga a Unipa come a tutte le altre università. I contributi del Miur – si legge nei documenti di bilancio di Unipa – costituiscono “la parte più consistente”. Nel 2023 a Unipa toccano 262, 2 milioni di euro, un dato in sensibile crescita rispetto ai 248.5 milioni dell’anno precedente.

Di diverso segno il contributo versato dagli studenti: “ i proventi propri manifestano una moderata riduzione passando da una previsione di contrazione della quota di proventi per la didattica non del tutto compensata dalla crescita dei proventi da ricerche con finanziamenti competitivi”. Per chi ha redatto il documento di bilancio di Unipa è il caso di mettere preventivamente le mani avanti: viene reputato necessario definire “politiche finalizzate alla crescita dei proventi propri, anche al fine di acquisire una maggiore autonomia nel caso, non del tutto imprevedibile, di una inversione di tendenza nella dinamica dei finanziamenti centrali  reddituali”.

Unipa e le “limitate prospettive occupazionali” dei suoi laureati

Quali sono le prospettive future di Unipa. Con una sorta di operazione trasparenza, l’Ateneo ha pubblicato l’elenco delle criticità da affrontare. Ecco le principali: elevato numero di studenti che abbandonano gli studi, bassa percentuale di studenti stranieri,  scarsa attrattività per i vincitori di bandi ERC, limitata efficacia di alcuni servizi amministrativi rivolti agli studenti, limitata attitudine al reclutamento di docenti esterni all’Ateneo, non soddisfacente livello medio nella valutazione della qualità della ricerca, significativo numero di docenti con produzione scientifica insufficiente alla partecipazione agli esercizi di valutazione,  limitato numero di borse di studio per dottorati di ricerca con finanziamenti esterni, limitati fondi interni destinati ad attività di ricerca scientifica, limitata capacità di attrarre fondi di ricerca europei, infrastrutture di ricerca da ammodernare e ampliare, limitata propensione alla valorizzazione dei prodotti della ricerca,  carenza di personale TAB con particolare riferimento alle aree Tecnica e della Ricerca nonché di tecnici specializzati per laboratori, limitata capacità di interazione con istituti di ricerca esterni.

Unipa, poi, sconta delle difficoltà strutturali come la  “Scarsa attrattività del territorio di riferimento,  la costante crisi economica nazionale maggiormente marcata in Sicilia e soprattutto, le” limitate prospettive occupazionali dei giovani laureati nel territorio di riferimento”. Insomma, il tanto decantato rapporto tra mondo della formazione unversitaria e lavoro è ancora una pagina tutta da scrivere.

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