La Procura di Palermo ha aperto un fascicolo “modello 45”, ipotizzando il reato di omicidio colposo, per atto dovuto sulla morte dell’insegnante Cinzia Pennino di 46 anni morta ieri al Policlinico dopo avere fatto il vaccino Astrazeneca. I magistrati non hanno disposto l’autopsia sul corpo della donna.

Sarà la task force, istituita il 19 marzo dalla Regione e coordinata dal professore di Medicina legale dell’università di Catania, Cristoforo Pomara, ad accertare la possibile correlazione tra la trombosi e il vaccino. Il Policlinico di Palermo ieri aveva inviato la segnalazione in procura e all’Aifa.

“La paziente è giunta al Policlinico Paolo Giaccone di Palermo il 24 marzo – scrive la direzione sanitaria – in condizioni molto critiche con trombosi profonda estesa e una storia anamnestica nella quale è presente anche una somministrazione vaccinale. Era proveniente dall’ospedale Buccheri La Ferla. Trasferita nella Terapia intensiva in disfunzione multiorgano nonostante i trattamenti  avanzati e le cure prestate dai sanitari, la paziente è deceduta. Come previsto in tale circostanza il caso è stato segnalato all’Aifa e all’autorità giudiziaria”.

Come stabilisce il decreto del 19 marzo dell’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza, per i casi “astrattamente sospetti” occorre seguire delle procedure ben precise che devono essere eseguite dalla task force, non essendoci al momento letteratura scientifica che consenta di affermare una relazione tra vaccinazione e decessi.

Il provvedimento è stato notificato non a caso, oltre che a tutti i direttori generali delle aziende e degli enti del Sistema sanitario regionale, anche ai procuratori della Repubblica dell’Isola, compreso quello di Palermo.

L’aggiunto Ennio Petrigni ed il sostituto Giorgia Spiri hanno dunque aperto un fascicolo “modello 45”, ma di fatto aspetteranno gli esiti delle verifiche che saranno compiute dalla task force. Finora non è emerso in nessuno dei pochi casi di decessi sospetti che avevano anche portato alla sospensione del vaccino Astrazeneca per due giorni in Italia e in altri Paesi europei una correlazione tra somministrazione del siero e decesso. L’Ema aveva anzi in quei giorni messo in evidenza come in Europa le situazioni sospette riguardassero una trentina di casi a fronte di quasi 30 milioni di dosi somministrate. Una percentuale bassissima.

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