• L’Italia si prepara a introdurre l’obbligo vaccinale per tutti i cittadini
  • Una legge specifica ora è possibile
  • Dopo la fine della fase di sperimentazione del vaccino cadono i ‘divieti’ costituzionali
  • Va fatta una norma in attuazione dell’articolo 32 della Costituzione
  • Nella fase ‘ibrida’ sarebbe stato incostituzionale ma ora non più

Prevedere l’obbligatorietà della vaccinazione anti-Covid19. È l’indicazione venuta dal premier Mario Draghi e che, secondo i giuristi, sarebbe possibile attuare in tempi brevi con una legge ad hoc sulla base dei dettami costituzionali.

L’Italia prepara l’obbligo vaccinale per tutti

Una strada, quella dell’obbligo, che mira a bloccare la diffusione del contagio ancora in atto ma che vede comunque posizioni differenziate anche tra gli esperti, una parte dei quali ritiene più opportuno un obbligo solo per categorie specifiche. Che si vada nella direzione di una estensione dell’obbligo dell’immunizzazione anti Covid19 lo ha confermato lo stesso Draghi, insieme al ministro della Salute Roberto Speranza, in una conferenza stampa per fare il punto in vista della ripresa anche del nuovo anno scolastico. Attualmente, l’obbligo vaccinale è previsto per medici e personale sanitario, e sono già scattate le sospensioni dei camici bianchi non vaccinati. Per gli insegnanti è invece previsto l’obbligo del green pass.

Giuridicamente ora è possibile

La prospettiva di un obbligo vaccinale esteso appare però ora più vicina e si tratta, spiega il giurista Amedeo Santosuosso, professore di diritto, scienza e nuove tecnologie all’Università di Pavia, di una strada “fattibile in tempi brevi attraverso una legge, che rispetterebbe tutti i crismi di costituzionalità”. L’articolo 32 della Costituzione infatti, chiarisce, “prevede la possibilità di imporre un trattamento sanitario obbligatorio attraverso una legge determinando così un obbligo generale per i cittadini. Una legge di questo tipo sarebbe giustificata dai benefici documentati che il trattamento, in questo caso il vaccino, porterebbe alla comunità ed ai singoli”.

Studi scientifici e validazione del vaccino

Gli studi scientifici, rileva, “dimostrano infatti gli effetti positivi dei vaccini ed un requisito alla base di una legge che prevede l’obbligo per un trattamento sanitario è proprio la “vantaggiosità” per la comunità e anche per i singoli individui. Ci sarebbero dunque tutti i requisiti per una legge di questo tipo”. Quanto ai tempi, afferma, “questi dipendono dal Parlamento: in questo caso si tratta di una questione politica più che giuridica”. Ad ogni modo, precisa l’esperto, “è comunque possibile, anche in mancanza di una legge nazionale, procedere a obblighi vaccinali specifici per singole categorie lavorative”.

Non regge la motivazione degli studi fino al 2023

Non regge giuridicamente la tesi degli oppositori dell’obbligo secondo i quali la validazione non  potrò avvenire in Italia fino al 2023 data di ultimazione delle fasi di valutazione. L’autorizzazione definitiva al vaccino potrà essere rilasciata nelle prossime settimane dopo analisi dei dati se l’autorità riterrà questi dati sufficienti all’autorizzazione.  La raccolta di ulteriori dati fino al 2023 non inficia l’autorizzazione. Tutti i farmaci sono, infatti, soggetti a revisione.

Analogamente non regge la motivazione legata alla normativa Europea. Quella comunitaria è una indicazione, un invito ma gli stati membri sono sovrani l’imporre o meno una obbligatorietà di questa natura.

Perché non si poteva fare prima

Fino ad ora i vaccini erano stati autorizzati dalle varie autorità di certificazione mondiale, in via ‘sperimentale’ e d’urgenza. Questo non vuol dire che i vaccini fossero sperimentali. Tutti i farmaci hanno un periodo ‘di prova’ che serve, dopo tutti i test di laboratorio, le sperimentazioni animali e le sperimentazioni umane su volontari, la raccolta di dati di ‘massa’. Questi dati oggi confermano i benefici e il bassissimo rischio oltre ad aver meglio definito proprio gli elementi di rischio e le contro indicazioni.

Di fatto fino ad ora non si sarebbe potuto renderlo obbligatorio senza infrangere la Costituzione. Con la sua validazione finale e definitiva lo si può fare, almeno giuridicamente

Il ricorso all’obbligo ‘indiretto’

L’obbligo è giusto ma sarebbe più facile se indiretto secondo, invece, l’ immunologo e componente del Comitato tecnico scientifico Sergio Abrignani: “Il miglior modo per contenere una pandemia è vaccinare tutti o quasi e per farlo serve una sorta di obbligo. Se è tecnicamente difficile fare un obbligo assoluto – spiega – ci si può arrivare con un obbligo indiretto, molto forte e sostanziale, ad esempio attraverso un green pass quasi totalizzante”. In passato l’Italia ha usato gli obblighi indiretti molte volte imponendo, ad esempio, la certificazione vaccinale per l’ammissione a scuola dei bambini

L’ultimo vaccino obbligatorio risale agli anni ’90

Propende al contrario per un obbligo “universale” per tutta la popolazione vaccinabile il virologo Fabrizio Pregliasco, prevedendo l’utilizzo dei servizi già presenti sul territorio, con la collaborazione dei medici di base. Dopo l’ultimo vaccino obbligatorio introdotto in Italia negli anni ’90 contro l’epatite b, l’esempio più recente risale alla legge del 2017 dell’allora ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che ha introdotto un obbligo vaccinale per la frequenza scolastica limitatamente ai vaccini dei primi anni di vita, come quello contro tetano, difterite, morbillo. Si trattò di un provvedimento misto: definito di obbligo ma indiretto visto che era necessario per avvedere a scuola ma non era generalizzato. Comunque un obbligo visto che era necessario per accedere alla scuola dell’obbligo, dunque non c’era modo di bypassalo. Una scelta, concludono Abrignani e Pregliasco, che ha portato a “ottimi risultati” con un forte aumento delle vaccinazioni tra i bambini.

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