È risultato negativo al vaiolo delle scimmie anche il secondo paziente ricoverato nel reparto di malattie infettive del Policlinico Paolo Giaccone. A confermarlo stamani il referto ufficiale dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma.

E’ un marocchino 30enne proveniente da un centro di accoglienza di Canicattì

Trenta anni, di origine marocchina, l’uomo era stato ricoverato il 24 maggio scorso, proveniente da un centro di accoglienza di Canicattì, in provincia di Agrigento.
Come per il primo paziente ricoverato, un 17enne di origine egiziana, le condizioni cliniche sono sempre state buone.

Caltagirone: “Nessun allarme legato al vaiolo delle scimmie”

“Gli esperti sottolineano che ci sono diverse patologie di origine infettiva -commenta il Commissario dell’AOU Alessandro Caltagirone – che possono determinare una reazione cutanea simile a quella che abbiamo riscontrato in questi pazienti. È nostro interesse fare il possibile affinché vengano diffuse informazioni corrette e verificate ed è per questa ragione che siamo a disposizione per fornire tutte le notizie utili per verificare le informazioni che possono circolare. In atto non c’è alcun allarme legato al vaiolo della scimmia ed è interesse di tutti noi non alimentare preoccupazione e allarmismi ingiustificati nella popolazione”.

Gli infettivologi invitano a non abbassare la guardia

Sembra, al momento, scongiurata l’ipotesi che il virus possa essere arrivato in Sicilia, tuttavia gli infettivologi invitano a non abbassare la guardia. Il vaiolo delle scimmie non si diffonde facilmente come il Covid19 ma bisogna comunque prestare molta attenzione, perché il contagio avviene dopo un contatto stretto con chi è affetto dalla malattia.

Cos’è il vaiolo delle scimmie o MonkeyPox

Il vaiolo delle scimmie è un’infezione rara, solitamente lieve, che interessa tipicamente gli animali selvatici in alcune parti dell’Africa. È stato scoperto per la prima volta nel 1958 nelle scimmie tenute per la ricerca (da qui il nome) con il primo caso umano registrato nel 1970. La malattia è una parente del vaiolo, che causa un’eruzione cutanea che spesso comincia sul viso.

Come avviene il contagio?

Il contagio del vaiolo delle scimmie può avvenire tramite il morso di un animale infetto o toccandone sangue, fluidi corporei o pelliccia. Si ritiene che sia diffuso dai roditori, come ratti, topi e scoiattoli. È anche possibile contrarre la malattia mangiando la carne di un animale infetto che non è stata cucinata correttamente.
Come detto, non si diffonde facilmente tra le persone come il Covid19, tuttavia è possibile infettarsi toccando i vestiti, la biancheria da letto o gli asciugamani usati da qualcuno con l’eruzione cutanea tipica della malattia. Il vaiolo delle scimmie può anche essere trasmesso toccando le vesciche o le croste della pelle causate dalla malattia o avvicinandosi troppo alla tosse e agli starnuti di una persona infetta.

I sintomi del vaiolo delle scimmie

In caso di contagio, di solito ci vogliono dai 5 ai 21 giorni prima che compaiano i primi sintomi: febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena, ghiandole gonfie, brividi e stanchezza.
Un’eruzione cutanea appare in genere da uno a cinque giorni dopo la comparsa di questi sintomi. L’eruzione cutanea è talvolta confusa con la varicella perché comincia con la presenza di macchie sulla pelle che si trasformano in piccole croste piene di liquido. I sintomi di solito si risolvono entro due o quattro settimane e le croste cadono.

Il sottosegretario Sileri fa chiarezza

Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute, è intervenuto ai microfoni della trasmissione L’Italia s’è desta, condotta dal direttore Gianluca Fabi su Radio Cusano Campus.
A proposito del vaiolo delle scimmie, Sileri ha detto: “Non serve alcun allarmismo, anche se è comprensibile perché dopo che abbiamo attraversato il Covid qualunque nuovo virus crea allarme. Ma si tratta di due cose completamente diverse. Non è proprio possibile che questo vaiolo delle scimmie possa riprodurre ciò che abbiamo visto col Covid. Attualmente i numeri di casi sono limitati, anche se crescenti, ovviamente più si cercano più vengono individuati. Si tratta di una patologia autolimitante”.
E ancora: “Il meccanismo di contagio prevede un contatto fisico con scambio di secrezioni liquide, si è parlato infatti di contatti sessuali in generale, non solo tra uomini e uomini come ho sentito dire da qualcuno. Il rapporto sessuale per definizione è un rapporto stretto con scambio di fluidi corporei e duraturo. Però, se uno dovesse avere delle bolle e dopo un abbraccio lasciasse la secrezione sull’altra persona e l’altra persona si mettesse le mani in bocca sarebbe lo stesso. Comunque la situazione è totalmente diversa rispetto al covid, qui allarmismo non deve esserci, è chiaro che creerà qualche problema: individuare i malati, le catene di contagio, ma è impossibile arrivare a sfiorare i numeri che abbiamo visto col covid. Credo che sarà faticoso per ognuno di noi dire: conosco uno che ha avuto il vaiolo delle scimmie, sarà quasi impossibile”.

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