Un’altra tappa del viaggio urbano simbolico del “Branco” di Velasco Vitali, per rendere evidente la saldatura dei legami tra le istituzioni e la città e innalzare l’attenzione collettiva sulle storie umane che hanno determinato il cambiamento culturale nella lotta alla mafia. L’installazione avvenuta il 10 novembre scorso e voluta dalla Fondazione Falcone e dalla Polizia di Stato tramite la Questura di Palermo ha aperto il periodo di manifestazioni ed eventi culturali in occasione del XXX anniversario delle stragi mafiose di Palermo.
Dalla questura al Palazzo Reale
I cinquantaquattro cani – sculture realizzate con i materiali dell’edilizia abusiva – si sposteranno il 7 gennaio alle 7.30 del mattino: questa volta dalla Questura agli spazi monumentali del Palazzo Reale con appuntamento a Villa Bonanno. Il 23 maggio del 2021 erano stati installati in Aula Bunker attraverso il contributo simbolico e fattivo dei militari dell’Arma dei Carabinieri. A novembre il “Branco” è stato spostato dall’Aula Bunker alla Questura col prezioso aiuto delle donne e degli uomini della Polizia di Stato.
Il progetto di Alessandro De Lisi
Il progetto di animazione culturale e sociale, curato da Alessandro De Lisi, è stato promosso dalla Fondazione Falcone, la Questura di Palermo in collaborazione col Presidente dell’Ars e la Fondazione Federico II, a dimostrazione di una straordinaria forza inter-istituzionale. Palazzo Reale diventa laboratorio dove, per mezzo dell’arte, si rinnova e ravviva l’energia di cambiamento di quella società orfana di centinaia di caduti civili e delle istituzioni nella battaglia contro “cosa nostra”. L’arte vivifica e rende vibrante la memoria del “martirio” di uomini dello Stato come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Piersanti Mattarella, Pio La Torre, Carlo Alberto dalla Chiesa, Boris Giuliano, Beppe Montana e tanti altri uomini delle Istituzioni.
Nei luoghi dove la criminalità ha perso
Le opere di Velasco Vitali nel percorso urbano di allestimento, incrociano le storie di luoghi dove la comunità ha sconfitto le mafie e, via via, da branco randagio, divengono attenti custodi della memoria di una città che ha sofferto e che ha saputo rialzarsi. Il grande romanzo del Paese è fatto dal rapporto tra le storie e i luoghi in cui esse si compiono. Un racconto di persone, battaglie, affanni, gioie, legami, fatto di capitoli. Ad ogni capitolo corrisponde un posto, uno spazio, una città.
Non limitare la memoria solo al ricordo
La scelta strategica della Fondazione Falcone di intervenire con l’arte contemporanea nei luoghi vitali delle più importanti battaglie contro i clan, dall’Aula Bunker alla Questura, dai condomini popolari di periferia al centro storico dei musei e delle piazze più antiche dei quartieri, è dettata dalla profonda necessità di non limitare la memoria solo al ricordo. È vitale ravvivarla: approfondire le vite prima della loro fine, le conquiste morali, le innovazioni civili, le intuizioni culturali che hanno reso fondamentale il lavoro di tutti loro, di tutti con Giovanni Falcone e con Paolo Borsellino.
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