Da tempo i locali della sala giochi di via Notarbartolo erano chiusi. I proprietari hanno tentato – sembra invano – di affittare l’immobile nel centro di Palermo che fu sede di una famosa sala giochi con tavoli da ping pong, biliardi (americana, con le buche, ed italiana). Adesso, dopo due anni di tentativi andati a vuoto, il locale di circa mille metri quadrati è in vendita.

Conosciuta come Trinacria o semplicemente “Ping Pong”

Per decenni il locale è stato la “base operativa” di studenti palermitani che alle lezioni preferivano andare a svagarsi (ed a trovare “rifugio”) negli ampi saloni. Conosciuta come Trinacria o semplicemente “U Ping Pong” ha ospitato per decenni le mattine spensierate di tantissimi ragazzi. Alzi la mano chi non è mai andato o chi non ne ha semplicemente sentito parlare. Chi probabilmente ha cominciato a prendere il caffè erogato dalle macchinette tra una carambola o tra uno scambio.

L’annuncio di vendita

Da qualche giorno le foto di quella che fu la sala giochi per eccellenza, sono nel sito dell’agenzia immobiliare nell’attesa di un acquirente. “Siamo lieti di presentarvi in vendita uno spazio commerciale unico in Via Notarbartolo: si tratta di un locale di circa 1000 mq situato al piano inferiore, caratterizzato da un ampio ingresso e da un’uscita carrabile nella parte retrostante dell’edificio. Questo spazio offre una vasta superficie ideale per una varietà di attività commerciali, come negozi, showroom o uffici. La posizione strategica e le dimensioni generose lo rendono una scelta eccellente per coloro che cercano un ambiente spazioso e funzionale per il loro business”.

Il tentativo di affitto da febbraio 2022

La storica attività palermitana di via Notarbartolo chiuse i battenti dopo circa una quarantina di anni. A febbraio 2022 campeggiò il cartello “affittasi” all’ingresso del locale con la saracinesca abbassata.

Una decisione probabilmente scaturita dell’aumento spropositato dell’energia elettrica, con l’impossibilità di poter trovare un guadagno di questi tempi. Si può dire che questo è anche il segno della fine di un’epoca, al di là di ogni tipo di ragionamento sulla “crisi”.

Non ci fu alcun ripensamento da parte dei vecchi gestori. La vecchia inserzione d’affitto parlava di 6.500 euro mensili. Un canone evidentemente troppo ampio per il locale nonostante l’immensa storia.