Palermo e i suoi polmoni verdi: un rapporto non sempre facile. Giovani alberi morti a causa del caldo estivo, nonché siepi e piante rimaste senza acqua per diverso tempo. Tutti, poi, abbiamo negli occhi le immagini di alberi o rami crollati al suolo a causa del vento e della mancata manutenzione. Non ultimo, i casi avvenuti in via Giafar prima e in via dell’Arsenale poi, solo per citare i casi che hanno avuto più cassa mediatica. Ciò al netto delle grandi questioni irrisolte, come il parco Cassarà e il parco Libero Grassi, ancora chiusi in attesa che vengano realizzati gli interventi di bonifica previsti.

L’allarme lanciato dall’associazione SOS Emergenze Alberi Palermo

Un patrimonio nel quale figurano circa 70.000 alberi ricadenti all’interno del territorio di Palermo. Una marea verde non facile da gestire per le già risicate maestranze del dipartimento Ville e Giardini del Comune di Palermo. Negli scorsi mesi si era palesata la possibilità di un piano assunzioni per rimpolpare i ranghi, nonchè di un accordo di sistema che coinvolgesse le società Partecipate dell’Amministrazione. Ma al di là dei piani straordinari di pulizia messi in campo dall’Amministrazione, poco si è fatto in tal senso. Un bollettino deficitario denunciato dall’associazione SOS Emergenze Alberi Palermo. Un collettivo civico gestito da Elvira Dragonia Vernengo e che, in questi anni, ha provveduto a fare azioni di guerrilla gardening a tutela del panorama arboreo del capoluogo siciliano e non solo. Ed è proprio l’esponente dell’associazione a fare il punto sull’incuria e sullo stato di abbandono che accompagna il verde cittadino. “C’è un evidente stato di degrado e di desolazione in merito al verde – sottolinea -. In via Simone Cuccia o in via Marchese di Villabianca ad esempio, hanno piantato dei giovani virgulti, senza poi fornire il corretto afflusso d’acqua che questi alberelli richiederebbero. Il loro tronco infatti non è così spesso e, a causa delle alte temperature, la loro linfa si surriscalda, provocando un fenomeno di shock termico che li porta inevitabilmente alla morte”.

I problemi logistici e i mancati interventi in periferia

“In alcuni casi, abbiamo dovuto innaffiare personalmente le piante, con risultati modesti. Non siamo chiaramente dotati dei mezzi necessari a sostenere la vita di questi alberi – sottolinea Elvira Dragonia Vernengo -. Abbiamo più volte scritto all’Amministrazione Comunale in merito a questi problemi, senza mai ricevere una risposta. Senza andare troppo lontano, il mandarineto del parco della Favorita è in condizioni disastrose. I rangers ci hanno comunicato che l’impianto d’irrigazione ha alcuni problemi e che si attendono i lavori di manutenzione necessari per rimetterlo in funzione. Se non si ci prende cura del verde, non si fà l’interesse dei cittadini”. Altro capitolo riguarda la II Circoscrizione. “In via Messina Marine, nei pressi del quartiere Sperone, c’è una villetta di cui denunciamo lo stato d’abbandono da anni. Abbiamo più volte sollecitato gli esponenti di quartiere a fare qualcosa. Ma, ogni volta che si porta avanti un intervento di pulizia, dopo qualche giorno l’area verde ripiomba nel degrado. Questo è il classico esempio dell’esperimento sociale dell’auto con i vetri rotti e quella con i vetri sani. Se la gente vede degrado, l’unica cosa che potrà nascere è solo altro degrado. Viceversa, con spazi verdi curati e fruibili per i ragazzi, si potrebbe ottenere anche e soprattutto una progressione sociale delle periferie”.

Il rapporto fra alberi ed attività commerciali/residenti

La mancata attenzione per il verde pubblico si riflette, secondo Elvira Dragonia Vernengo, anche nei comportamenti dei cittadini. “Vediamo alcuni pub in via Mazzini che utilizzano gli alberi come portaluci. E diffidati dal farlo, in quanto bene indisponibile dello Stato, fanno spallucce. Mancano i controlli. Inoltre, c’è l’abitudine invalsa di utilizzarli e tagliarli secondo l’estro del momento, con tempistiche errate e pregiudicando la vita stessa dell’albero. Non c’è una gestione omogenea del regolamento del verde. Emblematico è il caso di viale dell’Olimpo dove alcuni benzinai hanno potato alcuni alberi per permettere di leggere i prezzi del carburante. Una simile gestione del verde crea discrepanze. Gli alberi non sono un arredo urbano, ma degli esseri viventi che hanno delle regole da seguire.

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