“Non c’è alcun margine per lasciare in carica come sindaci delle città metropolitane Bianco, Accorinti e Orlando”.
Lo chiarisce con una nuova nota ufficiale questa mattina il presidente della Regione Rosario Crocetta dopo aver annunciato, ieri, di aver ricevuto il parere dell’ufficio legislativo e legale richiesto poco meno di un mese fa proprio sulla posizione dei sindaci metropolitani. La nuova legge regionale approvata il 12 agosto e giunta in gazzetta ufficiale ai primi di settembre non lascia spazio a interpretazioni: i sindaci metropolitani sono decaduti.
La Regione dovrà, adesso, nominare tre commissari. Bianco, Accorinti e Orlando restano, naturalmente, sindaci delle rispettive città ma non sono più sindaci metropolitani.
“Dura lex, sed lex – dice Crocetta – il parere dell’ufficio legislativo e legale della Regione siciliana è netto, laddove la legge prevede la decadenza immediata dei sindaci metropolitani e la loro sostituzione con commissari regionali”.
“Non vale neppure invocare l’ipotesi di ricorso annunciato dalla presidenza del Consiglio – prosegue – per bloccare l’applicazione della legge. Nell’aprile scorso il Consiglio di giustizia amministrativa della Regione siciliana, interpellato sulla questione dell’applicabilità della legge regionale che prevedeva norme chiaramente incostituzionali sulla decadenza dei sindaci, si è già espresso con chiarezza. Il CGA, infatti, ribadiva che “… la disapplicazione delle leggi è consentita, da parte di giudici e pubbliche amministrazioni, solo ove esse siano in contrasto con il diritto europeo di immediata e diretta applicazione (trattato UE, regolamenti, direttive scadute e puntuali), ma non anche quando le leggi siano sospette di contrasto con la costituzione. Non è infatti consentito – continua il CGA- un sindacato diffuso di costituzionalità, ma solo un sindacato rimesso alla Corte costituzionale, ove penda un giudizio davanti una giurisdizione, mediante incidente di costituzionalità sollevato da un giudice, o in via principale, mediante ricorso dello Stato contro leggi regionali, delle regioni contro le leggi statali, con cui si denuncia la invasione delle reciproche sfere di competenza. È pertanto preclusa alla presidenza della regione la disapplicazione delle leggi regionali”.
“Spero che, sulla base dei pareri già espressi dal CGA, nessuno parli di scontro politico nell’ambito del centro sinistra, poiché è dovere del presidente della Regione far rispettare le leggi del Parlamento siciliano, anche se non le dovesse condividerle e, persino, ritenerle incostituzionali”.
“Il ruolo di Presidente – dice Crocetta – mi onera del dovere di essere garante del rispetto delle leggi approvate dal Parlamento Siciliano”.
Lo dice per spegnere sul nascere la polemica che da qualche giorno circola e che definisce la scelta di Crocetta una vendetta politica nei confronti quantomeno di Leoluca Orlando. Lui ci tiene a smentire questa voce. E in fondo è vero che il suo governo si era schierato contro l’ennesima riforma delle province passata invece in parlamento e che va in direzione diversa rispetto alla legge nazionale causando, come primo effetto, proprio la decadenza dei sindaci metropolitani. Una legge che da Roma si preparano, comunque, ad impugnare. La vicenda delle province in Sicilia a quasi cinque anni dalla prima improvvida riforma sembra destinata a rimanere una storia senza fine
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