Non si placano le polemiche attorno alla commissione antimafia dell’Ars ed è ancora il suo componente Ismaele La Vardera ad accendere la miccia. Questa mattina senza peli sulla lingua ha evidenziato che l’attuale vicepresidente Riccardo Gennuso, eletto nei giorni scorsi, è sotto processo per estorsione. L’ex iena pone quindi una questione morale e di opportunità: “Rischiamo di non essere credibili”.

Il post polemico

La polemica corre via social. La Vardera attraverso facebook rivela che Gennuso è a processo per estorsione. “No non si tratta di una barzelletta – attacca La Vardera -, io credo che questa carica strida con le più elementari logiche del buonsenso politico. Riccardo è rinviato a giudizio per estorsione. Io non entro nel merito dell’accusa, perché non sarò mai giustizialista o manettaro, so che fino all’ultimo grado di giudizio Riccardo è innocente. Però, non credo ci voglia tanto nel capire che in questo modo rischiamo di non essere un organo credibile a chi ci guarda da fuori. Io non mi capacito del perché la maggioranza abbia permesso possa accadere una roba simile votandolo vicepresidente”.

“Nomina inopportuna”

Il giovane parlamentare giornalista ricorda che Riccardo Gennuso è figlio dell’ex deputato Pippo Gennuso, che ha patteggiato un anno e 2 mesi per traffico di influenze, in relazione ad una mini tornata elettorale disposta dal Cga su ricorso di Gennuso grazie ad una dazione di una somma in denaro, ed è stato condannato in primo grado a 5 anni e 6 mesi di reclusione nell’ambito di un processo per la fornitura di acqua non idonea in alcune zone di Pachino. In merito alla prima vicenda, Pippo Gennuso perse il seggio all’Ars, per effetto della legge Severino, ed al suo posto subentrò Daniela Ternullo.

“Chiedo un passo indietro, legittimo, sacrosanto che non possa mettere in imbarazzo un organo che dovrebbe essere al di sopra di tutte le parti”.

Il retroscena svelato

Nei giorni scorsi La Vardera aveva polemizzato per come sono andate le cose che hanno portato anche all’elezione del presidente della stessa commissione. ha rivelato infatti in un altro post su facebook il “dietro le quinte”: “Cateno De Luca aveva lanciato la mia candidatura alla presidenza della Commissione antimafia. Hanno riferito al mio gruppo che la presidenza della commissione era destinata alla nostra compagine, ad una sola condizione però: che io non fossi il presidente. Si, tutti tranne me. I motivi? Non hanno aggiunto altro. Ma posso immaginarli, so di esser odiato da parte di tanti parlamentari ai quali, durante la mia carriera giornalistica, ho fatto le pulci”.

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