Una zona che è diventata un vero e proprio far west, dove accade di tutto. Chi ci lavora, o peggio ancora, ci vive, ha paura. Perché alla stazione centrale di Palermo la sicurezza dei cittadini è diventata un miraggio.
I residenti non esitano a parlare di “un inferno, un posto dove succedono cose brutte”.
L’ennesimo gravissimo episodio qualche giorno fa. Una ragazza palermitana di 21 anni sarebbe stata violentata da un nordafricano proprio nei pressi della stazione centrale. La polizia, dopo la denuncia della giovane, che è ricorsa ai sanitari per poi contattare le forze dell’ordine, ha fermato un tunisino, portato in carcere in attesa dell’udienza di convalida davanti al giudice prevista per domani.
Gli investigatori stanno lavorando per ricostruire ogni passaggio del presunto stupro. La ragazza e il nordafricano si sarebbero incontrati giovedì vicino alla stazione centrale. L’ uomo avrebbe offerto un passaggio alla giovane, avrebbero cenato insieme e bevuto qualcosa ma quell’apparente gentilezza si sarebbe presto trasformata in un inferno. Sino agli abusi e alla violenza sessuale in un luogo appartato.
Il caso sfociato nel fermo del tunisino allunga la lista di reati compiuti nella zona della stazione centrale, dove regnano sovrani degrado e criminalità.
Innumerevoli i casi di cronaca nera che lì accadono, tanti i ragazzi giovanissimi che si prostituiscono.
Una sorta di terra di nessuno dove anche i minorenni sono dei criminali navigati. Diverse le baby gang protagoniste di pestaggi e rapine violente sgominate dalle forze dell’ordine. Molti coloro che spacciano droga di ogni tipo.
Dieci giorni fa, durante una rissa, un ragazzo egiziano è stato aggredito con una bottiglia di vetro rotta. Ha perso molto sangue ed è finito in ospedale.
All’ inizio dell’ anno un ragazzo di 18 anni del Gambia venne avvicinato da un giovane di Termini Imerese che provò a violentarlo nella sala d’ attesa della stazione. A fine settembre 2015 un ragazzo di 17 anni violentò una donna palermitana di 44 anni in un vagone abbandonato sui binari. .
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