Un vitellino morto, arrotolato nel filo spinato ed a distanza di poche decine di metri, due teschi di mucca appesi a due diversi alberi.
Questo lo scenario che si è prospettato ad Alessio Di Dino, responsabile dell’associazione LIV. “Forse – riferisce Alessio Di Dino – un segnale del tipo “attenzione mucche al pascolo” oppure un limite del territorio. Di certo qualcosa di macabro che non ti aspetti di incontrare”.
Il ritrovamento è avvenuto in una parte alta del bosco di Ficuzza. Un’area ricca di allevamenti allo stato brado. Impossibile capire a cosa servissero esattamente quei due teschi. “A volte penso che quei vitelli che incontro spesso nel corso delle mie escursioni, siano tutto sommato fortunati. Finiranno sempre macellati ma almeno hanno vissuto liberi. Non so quanto, se mesi o anni ma di certo in condizioni più naturali rispetto ai loro sfortunati simili allevati in locali chiusi dove non vi è mai un filo d’erba o un po’ di sole. Può darsi, allora, che questo orrore sia meno terribile di altri anche se poi, alla fine, il loro destino sarà sempre quello di finire macellati”.
Il bosco della Ficuzza è un luogo utilizzato da antica data per gli allevamenti di bovini. Tante storie, alcune decisamente violente, sono avvenute nel fitto della foresta arroccata fino alle falde della possente Rocca Busambra. L’ultimo vero bosco nelle immediate vicinanze di Palermo, l’ultima memoria di un ambiente prima molto diffuso e per sempre scomparso per fare posto, già in tempi storici, alle colture agricole. Il bosco della Ficuzza, fa parte di una vasta Riserva naturale purtroppo afflitta da vari problemi, tra i quali quello del bracconaggio.
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