Un video di 16 secondi con i bambini di una classe della scuola Francesca Morvillo di Monreale per promuovere la candidatura alle amministrative della maestra. Vota Antonè, senza chiederti il perché”, è lo slogan urlato in coro per ben tre volte dai piccoli studenti.
La destinataria di tanta fiducia e affetto è una maestra della scuola, Antonella Lo Presti, aspirante candidata al consiglio comunale di Monreale che adesso rischia conseguenze sul piano disciplinare.

La vicenda viene raccontata dal Giornale di Sicilia ma a distanza di due giorni arrivano i chiarimenti dei genitori dei piccoli tirati in ballo in una storia che è diversa da come viene raccontata dalla stampa e che sarebbe dovuta restare all’interno della classe come un gioco e non certo promuovere una candidatura o finire sulla stampa. Anche perchè, contrariamene a quanto detto e scritto, quel video non è affatto ‘virale’ ma sarebbe stato solo condiviso nella chat WhatApp della classe.

La vicenda è spiegata in una lettera aperta dei genitori della V A della scuola elementare Francesca Morvillo di Monreale sulla bufera mediatica che ha investito la maestra Antonella Lo Presti

“Noi genitori dei bambini della classe V A, ingiustamente coinvolti in una vicenda mediatica che li ha visti protagonisti e, implicitamente colpevoli, abbiamo sentito il dovere di chiarire la loro e nostra posizione e ribadire tutta la nostra solidarietà all’insegnante Antonella Lo Presti che, per la sua serietà professionale e per l’amore che nutre nei confronti dei suoi alunni, mai avrebbe potuto compiere un gesto che in qualche modo arrecasse danno ai “suoi” bambini, per interesse personale”.

“Pertanto, ci corre l’obbligo di sottolineare – scrivono – che il video realizzato per gioco dai nostri figli, reduci da una recente visione televisiva del film “ L’Ora legale”, era circolato all’interno della chat della classe, dove tutti, fino a prova contraria, condividiamo quale priorità il benessere dei nostri figli. E tutti avevamo riso sulla battuta “vota antonè senza chiederci il perché” e nessuno di noi ha mai creduto potesse trattarsi di uno spot elettorale”.

“Chi ha strumentalizzato i nostri figli, dunque, è chi, in buona o mala fede, ha permesso che il video uscisse dal gruppo, per poi arrivare ai giornali, e si prestasse ad un interesse che nulla ha a che fare con la parodia o l’allegria che sempre accompagna i nostri bambini in classe. A noi sembra che loro siano diventati uno strumento per colpire politicamente e professionalmente la maestra. Per chiarezza d’informazione non è mai finito su social diversi da wp che, per sua stessa natura, non può essere considerato paragonabile a Facebook, Instagram o altro del genere; a parte la pubblicazione sul sito di qualche giornale sciacallo che, però, l’ha bannato. Ci riserviamo di agire contro chiunque si dovesse permettere di postarlo sui social e mostrare i volti dei piccoli. E poiché tutti, con le parole, pensano di agire per il bene dei bambini devono sapere che questi ultimi sono rimasti profondamente colpiti nel vedere la loro foto associata, non come di solito, a manifestazioni positive e ludiche, ma ad un evento negativo, ingenerando in loro un senso di colpevolezza della cui ingiustizia tutti dovrebbero tenere conto, quando scrivono e parlano di vicende che riguardano i bambini e la cui conoscenza dei fatti è manifestamente parziale”.

“Inoltre – concludono i genitori dei piccoli – nessuna liberatoria è stata rilasciata da parte nostra a diffondere video o immagini, né mandati a sostituirsi a noi genitori nell’intraprendere azioni che vedono, a nostra insaputa, coinvolti i nostri figli per finalità che non sono ancora del tutto chiare. Pertanto, sarà nostra premura procedere con un esposto verso le autorità competenti per accertare le responsabilità di tutti gli attori implicati in una vicenda che ci vede, nostro malgrado, coinvolti”.

La lettera riporta in calce 48 firme ovvero della totalità dei genitori che, senza mezzi termini, ci mettono la faccia