Le Zone Franche Montane rischiano di restare lettera morta. Un principio espresso in maniera chiara ma senza applicazione. E’ un allarme forte quello che lancia Vincenzo Lapunzina, presidente dell’associazione Zone franche montane Sicilia e coordinatore del comitato regionale, per il quale il rischio grave è la desertificazione delle bellissime aree montane siciliane.

Questo perché le dimissioni di Draghi e il rinnovo delle Camere hanno fatto segnare il passo alle disposizioni istitutive le zone franche montane in Sicilia, approvate dall’Assemblea Regionale Siciliana il 17 dicembre 2019.

La norma era al vaglio della Commissione Finanze e Tesoro del Senato della Repubblica e adesso si trova in “stallo tecnico”. Insomma, è tutto da rifare.

Si ricomincia

Si ricomincia, quindi, dai luoghi ove tutto è partito, ovvero, dalla III Commissione Attività Produttive dell’ARS, dove, a detta di Vincenzo Lapunzina, presidente dell’associazione zone franche montane Sicilia e coordinatore del comitato regionale, i promotori delle Zfm hanno ritrovato la stessa disponibilità lasciata in quella stanza nella XVII Legislatura.

Ma la disponibilità in questi anni non ha fatto il paio con la concreta volontà politica di approvare le disposizioni istitutive le Zfm in Sicilia.

Un paesaggio di macerie

Tuttavia, Lapunzina, intervistato da Blog Sicilia, si dichiara fiducioso e senza mezzi termini afferma che in questi anni quello che è mancata è stata la volontà politica e rilancia l’allarme: “siamo in un paesaggio di macerie. Dobbiamo far scattare l’allarme”.

In merito alle altre misure di sostegno alle aree interne Lapunzina paragona la SNAI all’oppio, somministrato ai sindaci per tenerli buoni. Tra molto altro parla della slealtà dello Stato nei confronti del popolo siciliano che, negli anni, sarebbe stata avallata dalla Commissione paritetica Stato-Regione. “Vorrei essere smentito”, afferma il presidente delle zone franche montane.

Intanto il presidente della III Commissione, Gaspare Vitrano, ha fatto propria la proposta del Comitato regionale e conta di sottoporla all’attenzione dei colleghi deputati, per una sottoscrizione trasversale del DdL.

Quanto tempo…

Troppo. Tra qualche giorno saranno trascorsi 2900 giorni dall’inizio del percorso della proposta di una norma di politica economica che nel ‘900 sarebbe stata definita come “venuta dal basso”, che non ha impedimenti di alcun tipo e che, fin dal primo momento, è rimasta in capo alla mancanza di volontà politica di approvare definitivamente e attuarla

Chiedete un vantaggio fiscale?

Assolutamente no. Chiediamo una fiscalità di sviluppo finalizzata a fermare il processo di desertificazione umana e imprenditoriale in atto. Ribadiamo che sulle Terre alte siciliane non siamo nati per errore e abbiamo diritto di risiedervi. Rispetto ai possibili e mai richiesti dalla Regione Siciliana, permanenti vantaggi fiscali, possibili per Statuto e per disposizioni comunitarie, il progetto costituisce l’agevolazione prima psicologica e poi fiscale e previdenziale per il mantenimento della voglia di rischiare in una attività d’impresa e per attrarre i tanti che in Sicilia trovano la migliore piattaforma per l’offerta di prodotti e servizi nel bacino del Mediterraneo.

Secondo voi quali misure fermerebbero lo spopolamento…

“Senza dubbio la nostra proposta, ripresentata in III Commissione all’ARS e accolta con entusiasmo da tutti, in primis dal presidente della stessa, Gaspare Vitrano, contribuirà a invertire la tendenza. Mantenere in vita gli operatori economici, che non hanno la possibilità di chiudere bottega e proporsi con misure attrattive di investimenti, dando la possibilità ai giovani di pensare a un progetto di vita da attuarsi nei luoghi natii.
Tecnicamente ecco cosa proponiamo, per esclusiva competenza, al legislatore siciliano che, lo ribadiamo, non sono misure di vantaggio ma di sviluppo. Quindi, l’esenzione dalle imposte sui redditi e dall’imposta regionale sulle attività produttive; l’esonero dal versamento dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente. Alle medesime condizioni, anche ai titolari di reddito da lavoro autonomo che svolgono l’attività all’interno della zona franca montana, individuata con delibera di Giunta regionale, approvata il 21 settembre 2021. Infine, l’esenzione dalle imposte municipali.

Discorso a parte, apparentemente complicato per chi non ha a cuore le sorti delle Terre alte siciliane e in verità della Sicilia, è il ragionamento sull’Iva. Abbiamo riproposto un’imposta agevolata e diversificata in relazione alla classificazione di micro, piccole, medie e grandi imprese…”

Lapunzina lei sogna!

Tutto quello che ha illustrato è di competenza dello Stato. La Regione Siciliana non ha competenza sulle tasse e sui tributi statali. Vorreste entrare nelle competenze degli enti riscossori, l’Inps e l’Agenzia delle Entrate, per citarne alcuni?

“Mai detto niente del genere. Lo Stato e i Comuni, di fatto, non perderanno un centesimo di euro, Inps e Agenzia delle Entrate comprese.
Tutto avverrà previa sottoscrizione di un accordo tra la Direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate, dell’Inps ed il Governo della Regione, tramite regolazioni contabili tra i percettori beneficiari e i succitati Enti. A costoro verranno riconosciuti il totale degli importi maturati nelle aree perimetrate, attingendo a un fondo perequativo, che si dovrà costituire.
Il sistema di regolamentazione avverrà anche per le imposte comunali. Saranno concesse dai Consigli Comunali, su proposta deliberativa della Giunta e saranno attivate, anch’esse, previa sottoscrizione di un accordo di compensazione (Comune e Stato-Regione) con l’Assessorato dell’Economia della Regione Siciliana.
In merito all’Iva, argomento più complesso ma che rimane sempre in capo alla volontà politica, la partita/accordo si giocherà in seno alla Commissione Paritetica”.

La Commissione Paritetica

Parlate spesso di Commissione paritetica, come se fosse la panacea dei “mali” della Regione Siciliana…

“Lo è di fatto. Lo è sempre stata fin dall’approvazione dello Statuto autonomistico. Tuttavia, negli anni, vorrei essere smentito, anche i due rappresentanti del popolo siciliano (due sono di nomina statale, n.d.r.), nominati dal presidente della Regione, non mi pare abbiano fatto gli interessi dei loro concittadini. Con la norma di politica economica in questione, oggetto di logoranti discussioni tra teologi medievali, che si sono consumate in questi lunghissimi anni, la Commissione paritetica Stato-Regione avrà la possibilità di rimediare ad anni di sleale collaborazione da parte dello Stato. Abbiamo chiesto, intanto, alla III Commissione dell’ARS di far partire l’esperienza legislativa della Legge prevedendo una copertura finanziaria simbolica e di rimandare l’operatività strutturale alla definizione degli accordi, in materia finanziaria, tra lo Stato e la Regione Siciliana, al palo da maggio 1965. Lo strumento c’è e credo sia l’unica cosa buona che abbia prodotto il governo regionale della scorsa Legislatura, ovvero la delibera di Giunta n. 197/2018. La Commissione Paritetica, senza tergiversare e nell’interesse della giustizia e del riscatto del popolo siciliano, dovrebbe dare seguito all’apprezzamento fatto dal governo Musumeci e un secondo dopo, destinare una buona parte, per esempio, del cespite tributario dell’Iva all’importazione maturata e riscossa in Sicilia al finanziamento strutturale delle disposizioni istitutive le zone franche montane in Sicilia. Nelle more di decisioni più imponenti e storiche, se ci fosse la volontà politica di farlo, potrebbe determinarsi immediatamente e destinare fin da subito risorse al finanziamento delle zone franche. Solo così la politica salverà le Terre alte e coloro che non hanno ancora avuto la possibilità di scappare da aree a essa sconosciute”.

Non solo Zfm

In cantiere ci sarebbero anche altri strumenti legislativi in soccorso delle montagne e aree interne siciliane…

“La politica può partorire tutte le leggi che vuole a favore delle Terre alte siciliane. Dall’abbassamento del numero di alunni per formare le classi, al potenziamento di ospedali o centri di cura, ad incentivi da riconoscere ai medici e pediatri di famiglia per operare in aree disagiate, passando per la messa in sicurezza delle strade, o quanto altro. Nulla di tutto questo servirà se non c’è una prospettiva di futuro, un progetto sostenibile, che passa, senza ombra di dubbio, dalla fiscalità di sviluppo. Tutto il resto è solo un concitato intervento di pronto soccorso, che non tiene conto della causa dello spopolamento: la mancanza di lavoro”.

Quindi, pensa che le altre misure non sono idonee, a partire dalla Strategia nazionale per le aree interne, passando per il PNRR?

“Le zone franche montane rappresentano l’ombrello sotto il quale ci stanno tutte le altre misure strategiche, compreso la SNAI. Tutte valide. Ad oggi la SNAI (criticata dallo stesso Fabrizio Barca, che l’ha concepita) mi è sembrata come l’oppio, somministrato ai sindaci per tenerli buoni rispetto a tutto ciò che lo Stato e la Regione Siciliana non sono riusciti a dare alle aree interne, per le motivazioni che ho spiegato in precedenza. Non capisco, per esempio, come si vogliono affrontare e risolvere i punti cardine della SNAI (viabilità, trasporti e sanità) con una dotazione pro-capite e una tantum di circa 700/800 euro a residente nelle aree individuate. Se ne parla da circa sette anni…
In merito al PNRR, non mi pare di leggere notizie di progetti che aumenteranno il PIL nei territori destinatari del prestito concessoci dall’Europa e che andrà restituito. Eppoi, il PNRR è stato pensato per la gestione del post pandemia e nel frattempo il mondo è cambiato di nuovo.
Le zone franche montane sono già progetto e hanno, di fatto, anticipato il PNRR, di almeno due epoche (pandemia e guerra), nonostante tutto il progetto, già cantierabile, è rimasto attuale”.

Il rischio infrazione

In tutto questo manca il convitato di pietra. L’Europa…

“Quella c’è sempre. Tuttavia, non ha competenza diretta sulla materia. All’Europa dobbiamo inviare solo la rassegna stampa degli obiettivi che man mano raggiungeremo. La Corte di Giustizia europea si è espressa, alla Regione Siciliana e allo Stato l’incombenza di mettere al riparo la norma che proponiamo dalla Giustizia della Concorrenza. È tutto chiaro e assestato dalla giurisprudenza europea, in Sicilia si può avviare la fiscalità di sviluppo, anche selettiva, in quanto la Regione Siciliana ha un’autonomia costituzionalmente garantita, decisionale e finanziaria. Condizioni essenziali per non identificare la fiscalità di sviluppo come un “aiuto di Stato”.
Tutto il resto è materia coltivata da chi vuole tenere il popolo siciliano in condizione di schiavitù e da chi, per delle motivazioni illogiche, continua a violare, impunemente, le Leggi e la Costituzione.
La pensiamo in maniera diversa da costoro, rimanendo dalla parte del giusto in una battaglia di civiltà combattuta negli anni anche contro rappresentanti delle istituzioni eletti e nominati in Terra di Sicilia.
Incredibile ma vero. Adesso è tempo che gettino la maschera i politici che vogliono farci vivere nella drammatica condizione della doppia insularità. Le Terre alte rappresentano un’isola dentro un’isola, in un paesaggio di macerie. È tempo di far scattare l’allarme, altrimenti nessuno correrà in soccorso di chi si trova travolto dalla cattiva politica, rappresentata dall’ammasso di “detriti” e ruderi”.

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