Continua a rimanere in posizione di stallo la norma sulle zone franche montane. E prosegue inesorabile la battaglia del comitato istituto per l’istituzione di questa politica economica. Domani 1 marzo, alle ore 12, proprio i coordinatori regionali del Comitato per l’istituzione delle zone franche montane in Sicilia, Vincenzo Lapunzina e Filippo Ricciardi, saranno ascoltati in audizione dalla III commissione Attività produttive dell’ARS. Ricciardi è anche presidente dell’associazione Zfm Sicilia e sindaco di Limina, nel Messinese.

In audizione anche il governo

La commissione è presieduta dall’onorevole Gaspare Vitrano e dai vice presidenti Stefania Campo, Giuseppe Catania e Michele Mancuso. E’ poi composta dagli onorevoli Giuseppe Castiglione, Nicolò Catania, Alessandro De Leo, Emanuele Dipasquale, Vincenzo Figuccia, Riccardo Gallo, Carmelo Pace, Dario Safina e Luigi Sunseri. Convocati anche il presidente della Regione e l’assessore all’Economia, Renato Schifani e Marco Falcone.

Ricevuti anche dall’Anci

Il 22 febbraio scorso i rappresentanti del comitato regionale sulle zone franche montane ricevuti anche dai vertici dell’Anci Sicilia, presieduta da Paolo Amenta. In quell’occasione è stata constatata la condivisione dell’impegno. Nel contempo sottoposto all’attenzione della nuova governance dell’associazione dei Comuni siciliani l’estenuante percorso fatto. Manca ancora la definizione della proposta che rimane in capo alla volontà politica e non alla difficoltà di reperire adeguate risorse economiche. Nel corso dell’audizione all’Ars Lapunzina e Ricciardi ribadiranno la necessita e l’urgenza di avviare l’esperienza legislativa della norma di politica economica. Norma che, a seguito dell’avvio della nuova legislatura, si trova in una sorta di stallo tecnico.

Istruttoria lunga 2.900 giorni

“C’è una corposa istruttoria sviluppatosi in circa 2.900 giorni – affermano Lapunzina e Ricciardi – e non ci sono impedimenti di alcun tipo per approvare e attuare le disposizioni istitutive le zone franche montane in Sicilia. Abbiamo motivo di ritenere che il buon esito della norma di politica economica, vitale per il futuro delle terre alte di Sicilia, sia legato esclusivamente alla volontà politica. Tenuto conto che non ci sono altri impedimenti di natura finanziaria, legislativa e tecnica”.

“Le aree sconosciute alla politica siciliana in questi anni hanno perso decine di migliaia di residenti – continuano Lapunzina e Ricciardi –. In circa 60 Comuni, incastonati alle quote più alte di tutte le 9 province, dall’1 gennaio 2002 all’1 gennaio 2022 si sono persi circa 45 mila residenti. Come se fosse stata spazzata via l’intera area interna ‘Nebrodi-Etna-Alcantara’. Crediamo che sia giunto il tempo della verità e di guardare negli occhi chi continua ad osteggiare il diritto di residenza nelle Terre alte siciliane”.

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