Le sezioni riunite per la Regione siciliana per la corte dei conti sospendono “il giudizio su parifica 2020 e la decisione definitiva. Sollevando, con una separata ordinanza, la questione di legittimità costituzionale”. Lo ha detto Salvatore Pilato, presidente delle sezioni riunite per la Regione siciliana della corte dei conti leggendo in aula magna il dispositivo della sentenza.
La Regione dovrà accantonare per la prossima manovra
In particolare, per l’esercizio 2020, notano i magistrati “si è verificato un sottodimensionamento del valore complessivo degli stanziamenti a titolo di spesa per il disavanzo di amministrazione complessivamente pari a euro 461 milioni e 889 mila euro assegnati all’interno di alcuni capitoli del Conto del bilancio, rispetto a quelli effettivamente da iscrivere, con una differenza negativa di 866 milioni e 903 mila euro. Per la Conte dei conti, quindi, si ritiene che le argomentazioni adottate dalla Regione “non siano sufficienti a superare il problema dell’efficacia non retroattiva della legge”. La Regione, dunque, deve accantonare nella prossima manovra.
Il pronunciamento dei giudici è più pesante rispetto alla richiesta che aveva fatto la Procura della Corte dei conti, che aveva proposto il via libera al bilancio consolidato 2020 senza le parti che riguardavano il ripianamento del disavanzo, il conto economico e quello patrimoniale oltre a una trentina di partite contabili contestate nei capitoli di entrata, di spesa e dei residui attivi e passivi.
La partita più consistente riguarda il deficit. Per i giudici la Regione doveva spalmare il disavanzo in tre anni e non in
dieci, come ha fatto, per due motivi: non si poteva fare con un decreto legislativo ma serviva una legge e comunque il provvedimento è stato fatto prima che fosse approvato lo stesso decreto legislativo. Sulla questione la palla passa alla Corte Costituzionale.
Il presidente, “Non diamo pagelle alla politica”
“Non è una pagella politica, la Corte non dà un voto: la Corte individua gli eventuali vizi d’illegittimità economico-contabile e individua aree di gestione dove incrementare l’efficienza amministrativa”. Così il presidente delle Sezioni riunite della Corte dei Conti, Salvatore Pilato, aveva detto aprendo l’udienza per il giudizio.
“Mancato sistema di controllo”
Per quanto riguarda lo stato patrimoniale, la Procura della Corte dei Conti contesta alla Regione di non avere fatto la ricognizione straordinaria con la rideterminazione “del suo corretto valore, di non avere costituito il registro unico dei beni inventariali, “la ricapitalizzazione sistematica di società con perdite gravi e reiterate” e “la tardiva elaborazione della conciliazione dei rapporti di credito e di debito tra le società partecipate e la Regione”. Inoltre, la Procura segnala la mancanza “di un adeguato sistema di controllo e di verifica sui rapporti finanziari e patrimoniali con gli enti strumentali”, un vulnus che “non può che peggiorare la già di per sé grave assenza di qualsiasivoglia evidenza contabile in merito alle refluenze delle risultanze dei rendiconti degli enti in questione sullo stato patrimoniale della Regione”.
Commenta con Facebook