Arriva l’ok alla parifica del rendiconto 2020 della regione siciliana da parte della Corte dei Conti ma vi saranno delle eccezioni. Prevista dal collegio delle Sezioni Riunite una scure sul ripiano del disavanzo, sullo stato patrimoniale e sul conto economico. La decisione finale arriverà alla fine dell’udienza.

La richiesta dei pm della Corte dei Conti

Nella sua requisitoria di 97 pagine predisposta per l’udienza in corso sul giudizio di parificazione del rendiconto del 2020 della Regione siciliana, il pm della Corte dei Conti, Maria Rachele Aronica, chiede alle Sezioni riunite di parificare il conto del bilancio ma ad eccezione del ripiano del disavanzo che non poteva essere fatto in dieci anni ma in tre anni (860 milioni di euro) e trenta capitoli del bilancio che riguardano entrate, spese e residui (attivi e passivi). Inoltre chiede di non parificare lo stato patrimoniale e il conto economico “per irregolarità”. Sarà la Sezione riunite, alla fine dell’udienza, a pronunciarsi.

Il presidente, “Non diamo pagelle alla politica”

“Non è una pagella politica, la Corte non dà un voto: la Corte individua gli eventuali vizi d’illegittimità economico-contabile e individua aree di gestione dove incrementare l’efficienza amministrativa”. Così il presidente delle Sezioni riunite della Corte dei Conti, Salvatore Pilato, aprendo l’udienza per il giudizio di parificazione del rendiconto della Regione per il 2020. La relazione sul rendiconto è di circa 800 pagine, in udienza è stata portato una sintesi di 180 pagine.

“Mancato sistema di controllo”

Per quanto riguarda lo stato patrimoniale, la Procura della Corte dei Conti contesta alla
Regione di non avere fatto la ricognizione straordinaria con la rideterminazione “del suo corretto valore, di non avere costituito il registro unico dei beni inventariali, “la ricapitalizzazione sistematica di società con perdite gravi e reiterate” e “la tardiva elaborazione della conciliazione dei rapporti di credito e di debito tra le società partecipate e la Regione”. Inoltre, la Procura segnala la mancanza “di un adeguato sistema di controllo e di verifica sui rapporti finanziari e patrimoniali con gli enti strumentali”, un vulnus che “non può che peggiorare la già di per sé grave assenza di qualsiasivoglia evidenza contabile in merito alle refluenze delle risultanze dei rendiconti degli enti in questione sullo stato patrimoniale della Regione”.

“Note carenti e lacunose”

E ancora: “non vi è sufficiente contezza delle somme vincolate prelevate dal conto di tesoreria della sanità e temporaneamente utilizzate in termini di cassa per il finanziamento di altre spese; i ratei e i risconti non risultano adeguatamente valorizzati e anche nella quantificazione dei
fondi e degli accantonamenti vengono riscontrate anomalie che non possono essere sottaciute”. Infine, si legge nella requisitoria, “la nota integrativa risulta carente e lacunosa, mancando in sostanza una rappresentazione chiara e immediata di taluni valori del bilancio” e “risulta difficoltoso determinare con esattezza tanto il valore finale di ciascun costo o ricavo esposto nel conto economico quanto il valore complessivo dei ratei e dei risconti attivi e passivi esposti nello stato patrimoniale”.

“Incertezze sull’attendibilità del risultato economico”

Riguardo al conto economico, il pm evidenzia “non trascurabili incertezze in ordine all’attendibilità del risultato economico finale”. “Chiaramente – si legge nella relazione – il non rendere adeguatamente conto dell’impiego effettivo delle risorse pubbliche non può che ledere gli interessi pubblici sottesi alla loro sana e corretta gestione a discapito della collettività amministrata per tale via gravemente danneggiata”

Governo in trepidazione ma c’è ottimismo

È in trepidazione il Governo regionale guidato da Renato Schifani, in attesa del verdetto della Corte dei Conti che sta analizzando spese per circa un miliardo di euro fatte dall’ente. Una decisione fondamentale sarà quella dei giudici contabili di Roma dalla quale ne verrà fuori l’azione di governo. In caso di bocciatura, Schifani e la sua squadra, dovranno correre ai ripari in tempi più che rapidi per recuperare le somme perdute.

Ottimismo di Schifani e Falcone

Sia Schifani che l’assessore all’Economia Falcone tuttavia sono ottimisti circa il buon esito del procedimento innanzi alla Corte dei Conti a cui hanno “fatto visita” nei giorni scorsi per spiegare alcuni chiarimenti chiesti dagli stessi giudici. Le sensazioni positive di Schifani provengono proprio dopo quell’incontro quando hanno presentato i chiarimenti e le necessarie controdeduzioni sui rilievi mossi a proposito del rendiconto 2020 della Regione. Sono proprio in questo documento le spese eseguite dalla Regione sotto analisi.

Cosa non è chiaro alla Corte dei Conti

Quello che non è chiaro alla Corte dei Conti è il modo in cui è stato coperto il disavanzo dell’anno 2018 cioè attraverso una rateizzazione spalmata su dieci anni invece che su tre in forza a un accordo con lo Stato centrale sottoscritto però – secondo quanto contestato – fuori tempo massimo (nel 2021). L’accordo ha permesso alla regione di vincolare 461 milioni a fronte di 3,1 miliardi di rata totale. Proprio la rateizzazione decennale secondo quanto contesta la Corte dei Conti, non poteva essere applicata negli esercizi 2019 e 2020 perché l’accordo viene siglato nel 2012. Il finanziamento delle autolinee pubbliche e private tra le altre contestazioni mosse dai giudici contabili in seguito alla dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale.

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