Ravanusa, a quasi sei mesi dall’esplosione che ha distrutto quasi per intero un quartiere, si pensa alla ricostruzione. Ma un gruppo di famiglie è contro il progetto del comune e non vuole abbandonare la propria abitazione. Il 10 giugno si terranno i sopralluoghi dei tecnici nominati dalle famiglie che sono state sgomberate dopo l’esplosione – in via Trilussa – dell’11 dicembre scorso e che ritengono che le loro case non debbano essere rase al suolo e che, anzi, potrebbero essere recuperate. Ne abbiamo parlato a Casa Minutella con l’avvocato Silvia Sazio che rappresenta alcuni degli sfollati.

Quelle famiglie insistono nel rientrare nelle loro abitazione che, di fatto, non avrebbero avuto danni strutturali. I tecnici del Comune  – potrebbero “salvare” quelle case soltanto qualora venissero presentati i certificati di regolarità statica, agibilità e abitabilità. Incartamenti che i proprietari delle case non danneggiate non riescono ad avere perché quegli immobili si trovano in zona R4, ad alto rischio idrogeologico già dal 1908.

Adesso per Ravanusa arrivano 24 milioni di euro. Ma la partita sul futuro delle case apparentemente salve è tutto ancora da scrivere.

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