L’emergenza Coronavirus ha fermato l’economia ma c’è chi resiste in trincea e, senza troppi protagonismi, continua a mandare avanti aziende di settori strategici per la sopravvivenza dell’Italia.

Uno di questi è la filiera dell’agroalimentare la cui continuità produttiva fa sì che la distribuzione dei beni di prima necessità possa andare avanti. Agricoltori dietro le quinte rispetto agli straordinari sforzi del personale sanitario, ma in prima linea rispetto alle esigenze di rifornimenti alimentari.

Ad aggiornarci su come sta reagendo all’urto dell’epidemia il comparto agricolo è Gianni Polizzi, referente di programma del distretto del cibo del sud-est siciliano: “Le aziende del distretto stanno continuando a operare con abnegazione per garantirci la continuità alimentare nonostante la paura”.

Il distretto, che ha sede a Vittoria nel Ragusano, ha compiti precisi il cui valore per l’isola viene riconosciuto sia a livello regionale che nazionale. Comprende un consorzio di oltre 250 aziende unite dall’obiettivo di valorizzare le eccellenze siciliane. Il piano di sviluppo del distretto ingloba le principali aziende delle province di Ragusa, Siracusa, Catania, Caltanissetta, Enna, Agrigento, e allo stesso tempo ingloba ben 12 filiere espressioni di eccellenze del settore orticolo, agrumicolo, della frutta fresca, delle piante Officinali, Olivicolo e oleario, vitivinicolo, delle carni, del lattiero caseario, ittico, biologico, cerealicola e mielicola.

“Abbiamo messo in atto tutte le procedure e le misure per tutelare i braccianti che lavorano in campagna, in gruppi distanziati”, continua il presidente Polizzi.
A differenza di altri lavoratori favoriti dalle modalità di lavoro agile, o smart working, i braccianti agricoli non possono beneficiare di congedi perché non verrebbero retribuiti. E fermando la produzione si bloccherebbe anche la distribuzione.

Gli agricoltori lavorano con mascherine e guanti, adempiendo a tutte le disposizioni del caso, come ad esempio la distanza interpersonale, ma questo a quanto pare non basta per togliere quell’immagine da “lazzaretto” che ha in questo periodo l’Italia all’estero. In termini economici, si traduce in un calo delle esportazioni.

Un motivo in più per stare accanto ai nostri produttori, ricordandoci dei loro sforzi di oggi anche quando andremo a fare la spesa dopo la fine dell’epidemia. Comprare siciliano non sarà solo un modo valorizzare i prodotti della nostra terra, ma anche il giusto riconoscimento a chi sta compiendo sforzi straordinari.

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