La paura del contagio del Coronavirus sta paralizzando anche la Sicilia con conseguenze nei più disparati ambiti di attività.
Intanto c’è una notizia positiva: tamponi tutti negativi per medici e infermieri del reparto di cardiologia dell’ospedale Umberto I di Enna, che ieri, in via precauzionale, era stato chiuso dopo che un medico in servizio ad Enna, ma di Catania, era risultato positivo al test. E’ stato l’epidemiologo a decidere chi avrebbe ripreso a lavorare in base ad eventuali contatti che i medici e gli infermieri avrebbero avuto con il medico risultato positivo. Test negativo anche per la dottoressa ricoverata in malattie infettive, che ha una semplice influenza.
L’Asp di Messina invece, comunica che, in relazione al tampone prelevato il 5 marzo per valutare un possibile caso di contagio da Coronavirus, dall’esame effettuato presso il laboratorio, il campione è risultato negativo.
La stessa Asp inoltre, sta provvedendo all’acquisto di ulteriori dispositivi individuali di protezione; sono in ordine da parte della farmacia territoriale altre 2000 mascherine e i kit per effettuare i tamponi.
Anche il traffico aereo subisce una flessione per l’emergenza Coronavirus e l’aeroporto di Catania chiude uno dei terminal: il C, dedicato alle partenze della EasyJet verso destinazioni Schengen. E’ la decisione della Sac,
società che gestisce lo scalo, per ottimizzare le risorse di tutti gli operatori, annunciando che tutte le partenze, da domenica 8 marzo, saranno effettuate al Terminal A. Il provvedimento è, al momento, fino al prossimo 15 marzo.
In tutto l’aeroporto, intanto, proseguono le attività di sanificazione profonda delle aree interessate dal flusso di passeggeri, operatori ed Enti di Stato. Sono stati montati i termoscanner per la misurazione della temperatura e istallati 15 dispenser di liquido antibatterico nelle zone partenze e arrivi.
Durante le ore notturne, viene effettuata un’azione di sanificazione nel terminal con l’utilizzo di un atomizzatore ad ampio spettro, oltre alla pulizia delle superfici a contatto con i passeggeri.
Ma grande è il timore del Coronavirus soprattutto là dove non può essere rispettata la distanza di sicurezza.
Parte infatti da oggi lo sciopero degli avvocati di 15 giorni proclamato dall’Organismo congressuale forense per protestare contro l’inadeguatezza delle misure adottate per ridurre il rischio di contagio da Coronavirus negli uffici giudiziari. Ma “si segnalano da più parti situazioni in cui questo o quel giudice nega la legittimità del diritto alla astensione, per mancanza niente di meno che di gravi eventi lesivi della incolumità e della sicurezza dei lavoratori”. E in tutti questi casi l’Organismo Congressuale Forense, assicura in una nota, “è pronto a tutelare i diritti degli avvocati sia dinanzi alla Commissione di Garanzia per l’esercizio del diritto di sciopero, sia in tutte le altre sedi”.
“Siamo davanti a eventi gravissimi e purtroppo epocali, tempi in cui addirittura vengono chiuse le scuole e le attività ricreative che rischiano di produrre affollamento e c’è qualcuno che si permette di sindacare la gravità della situazione, spiegando che non ci sono rischi per la sicurezza, mentre notizie di quarantene e contagi si rincorrono nei palazzi di giustizia – afferma Giovanni Malinconico, coordinatore dell’Ocf – Ci poniamo una domanda: come è possibile mantenere la distanza di un metro in quei gironi danteschi che sono certi tribunali italiani? È tutela della propria incolumità e sicurezza, quella che spinge gli avvocati alla astensione, certo non il desiderio di riposo, atteggiamento che semmai va cercato altrove, non nella categoria forense”.
Aule chiuse, processi rinviati, corridoi deserti, cancellerie vuote: è lo stato della giustizia al tribunale di Palermo al tempo del coronavirus. E non mancano le proteste del personale amministrativo che lamenta l’assenza di misure igieniche adeguate in un palazzo quotidianamente frequentato da centinaia di utenti, alcuni provenienti anche dalle regioni più colpite dal virus. Ieri l’Organismo congressuale dell’Avvocatura ha proclamato l’astensione dalle udienze fino al 20 marzo. Si applica il codice di autoregolamentazione previsto per lo sciopero: si celebrano solo processi urgenti o a rischio prescrizione e quelli con imputati detenuti che ne abbiano chiesto la trattazione. La Camera penale di Palermo ha chiesto al ministro della Giustizia di intervenire con provvedimenti adeguati ad assicurare la salute pubblica e l’Associazione nazionale magistrati e il Consiglio dell’ordine di Palermo hanno sottoscritto un documento comune in cui si sollecita un intervento legislativo con decretazione urgente che sospenda le attività giurisdizionali non necessarie e urgenti a tutela non solo di magistrati, avvocati e personale ma della cittadinanza che ogni giorno frequenta il tribunale. “Abbiamo ordinato tutti i prodotti specifici per l’igiene ma ci sono richieste da tutta Italia, quindi ci vorrà del tempo per avere una disponibilità soddisfacente. La sanificazione generale non è prevista se non in caso risultino casi di positività al virus” dice il presidente della corte d’Appello di Palermo Matteo Frasca. In alcuni corridoi del palazzo sono stati appesi al muro dei porta-sapone con liquido disinfettante. “Siamo molto preoccupati e pensiamo di presentare un esposto in Procura – commenta un dipendente – qui mancano anche saponi e carta igienica nei bagni, figuriamoci se si potranno avere prodotti specifici”.
Ampie sono le ripercussioni negative anche sul sistema sanitario regionale. E’ emergenza sangue in Sicilia. La Regione che ha sempre faticato ad avvicinarsi all’autosufficienza e che negli ultimi anni aveva fatto grandi passi avanti si trova, adesso, a fronteggiare anche questa emergenza. E’ uno degli effetti indiretti dell’allarme Coronavirus. Improvvisamente il numero dei donatori è crollato e gli stessi donatori abituali non si presentano nei centri di raccolta per paura del contagio.
Se è vero che gli ospedali siciliani sono attrezzati a sufficienza per far fronte alle emergenze è anche vero che con l’avvicinarsi della bella stagione le richieste saliranno. Ma a soffrire di questa situazione sono soprattutto i pazienti talassemici.
Su quanto sta avvenendo interviene il coordinamento regionale del Nursind Sicilia, il sindacato delle professioni infermieristiche, che ha scritto all’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza e al presidente della Regione, Nello Musumeci.
Tra le proposte avanzate il potenziamento del personale attraverso un piano straordinario delle assunzioni, la riduzione dei ricoveri programmati per non distrarre risorse umane all’emergenza, il rientro del personale turnista infermieristico del sistema sanitario regionale, senza però farlo gravare sui fondi contrattuali del personale del comparto ma individuando altre risorse.
“Alla luce della nota del ministero della Salute – dice il Nursind guidato in Sicilia dal segretario Claudio Trovato e dal vice Salvo Calamia – considerato che la nota chiede di aumentare i posti letto del 50% nei reparti di Terapia intensiva e del 100 per cento nelle Malattie infettive e pneumologiche, riteniamo opportuno proporre un sistema di assunzioni straordinario per il personale infermieristico in modo da dare risposte efficienti ed efficaci allo stato di emergenza in cui potremmo trovarci con il progredire dello stato epidemiologico”.
Il Nursind propone inoltre, nelle more di future assunzioni, “un progetto specifico regionale di rientro del personale turnista infermieristico del sistema sanitario regionale, che non deve gravare sui fondi contrattuali del personale del comparto, come già stato fatto da alcune aziende senza il minimo confronto sindacale, quindi bisogna individuare uno stanziamento dei fondi regionali per questi professionisti a garanzia delle procedure sanitarie emanate dal ministero della Salute a tutela della salute dei cittadini”.
Nella speranza che questa emergenza possa passare al più presto, si fa intanto la conta dei ‘danni’.
Soltanto nella provincia di Palermo, l’effetto Coronavirus sta mettendo in crisi il settore del turismo tanto che ammontano a 5 milioni di euro, le cancellazioni negli alberghi. L’allarme, lanciato da Federalberghi, riguarda anche l’occupazione che rispetto allo scorso anno è già scesa del 70%.
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