Finisce ai domiciliari, per bancarotta fraudolenta, un imprenditore ibleo rappresentante legale della società che ha gestione il “Mediterraneo Palace Hotel” di Ragusa.

Le indagini avviate tra il 2011 e il 2016, sono state condotte anche attraverso il minuzioso esame dei movimenti bancari dell’imprenditore indagato e di una serie di società collegate sul territorio della provincia di Ravenna, hanno fatto emergere una rilevante distrazione di utilità e beni societari, per un ammontare complessivo di oltre 2.300.000 euro.

Il consistente depauperamento della cassa societaria, finalizzato principalmente a frodare i numerosi creditori della società, sottoposta alla procedura di concordato preventivo, è stato fatto attraverso una serie di articolati artifizi contabili e sistematiche fittizie cessioni di quote, da contestuali ed immotivate svalutazioni di partecipazioni societarie, da continui cambi di sede, da ripetute alternanze dei vertici delle imprese coinvolte, dalla falsificazione dei libri e delle scritture contabili al fine di ritardare il più possibile gli effetti del fallimento, ormai inevitabile stante la grave situazione di decozione in cui versava la società.

Le somme distratte sono state utilizzate anche per l’acquisto di due terreni edificabili, ubicati in provincia di Ravenna e poi fittiziamente ceduti ad un’altra società di Roma ma sempre amministrata dall’indagato in violazione alle norme sul riciclaggio.

La finanza ha sequestrato i terreni di quasi 8000 mq (superiore ad un campo di calcio) come provento del reato di bancarotta fraudolenta ed il cui valore stimato ammonta ad oltre 2.000.000 di euro.

Le indagini hanno consentito, inoltre, di denunciare alla locale Procura della Repubblica altre cinque persone responsabili in concorso con l’arrestato dei reati di bancarotta fraudolenta, riciclaggio e false comunicazioni sociali, alcuni dei quali già gravati da precedenti specifici e tratti in arresto nel mese di luglio 2016, dalla Guardia di Finanza di Ravenna, nell’ambito di un filone investigativo che aveva consentito di sequestrare un noto complesso alberghiero insistente nel ravennate.