Venti anni fa la strage di San Basilio a Vittoria. All’interno del bar del distributore di carburante Esso, poco dopo il tramonto, un commando mafioso uccise 5 persone. Ad essere crivellati di colpi di arma da fuoco anche due tifosi del Vittoria Rosario Salerno di 28 anni e Salvatore Ottone di 27 anni. Ma l’obiettivo del ‘commando’ erano Angelo Mirabella, referente del clan della ‘Stidda’ di Vittoria, Rosario Nobile, e Claudio Motta, ritenuti affiliati al clan Dominante. Si salvò per miracolo solo il barista che si nascose dietro il bancone e fu risparmiato dai sicari.

Dopo 14 anni di indagini, processi e testimonianze dei collaboratori di giustizia, nel gennaio del 2013, fu ricostruita la verità sulla strage: venne ordinata dai clan Piscopo ed Emmanuello di Gela, rivali della “Stidda” vittoriese, che intendevano così estendere il proprio predominio anche nella provincia di Ragusa.

Per quella strage sono stati condannati all’ergastolo i fratelli Giovanni ed Alessandro Piscopo ed il cugino, omonimo, Alessandro Piscopo, ritenuti i mandanti; oltre che Enzo Mangione, ritenuto il basista. Secondo il collaboratore di giustizia Carmelo Massimo Billizzi, ex boss di Cosa Nostra di Gela, la sentenza di morte fu emessa dai clan Piscopo ed Emmanuello, rivali della “Stidda” vittoriese capeggiata da Carmelo Dominante. Fu Billizzi a rivolgersi al boss di Mazzarino, Salvatore Siciliano, che mise a disposizione i killer Giuseppe Selvaggio e Claudio Calogero Cinardo. Le armi, invece, vennero fornite da Alfonso Scozzari nel 2011, intanto, due presunti componenti del commando furono condannati all’ergastolo anche in appello: Giovanni Avvento ed Alessandro Emmanuello. Trent’anni, invece, per i collaboratori di giustizia Gianluca Gammino e Billizzi, esecutori materiali della strage.