Con l’anno scolastico alla porte riaffiorano i disagi dei docenti siciliani trasferiti al nord dopo l’approvazione della Legge ‘Buona Scuola’ che ha consentito loro di ottenere una cattedra, ma di lasciare di fatto le famiglie.
Sono tantissimi gli insegnati del sud a vivere questa condizioni e nei giorni scorsi un comitato spontaneo di ‘prof’ della provincia di Ragusa ha inviato un documento al dirigente scolastico dell’ufficio provinciale per farsi portavoce presso il governo di “un Piano di Rientro dei docenti ragusani relegati forzatamente al Nord”.
Gli insegnanti ricordano che l’assunzione ha riguardato principalmente precari storici presenti nelle GAE che svolgevano attività didattiche nelle loro province da parecchi anni, ma specificano anche che la corte di Giustizia Europea ha riconosciuto le violazione dello Stato italiano in tema di contratti di lavoro a tempo determinato e che solo dopo l’intervento della 107, la Corte di Cassazione ha sostanzialmente affermato che lo Stato sarebbe da sanzionare per la prolungata reiterazione di contratti a tempo determinato, ma che con le immissioni in ruolo “avrebbe sanato la violazione”.
Ma il documento si concentra soprattutto su diritti costituzionali che sarebbero stati traditi in funzione del loro trasferimento al Nord: “Dato atto che la Costituzione – scrivono – tutela la famiglia e garantisce i diritti dei cittadini e in generale delle persone ed afferma che i genitori devono “istruire ed educare i figli” (difficile farlo se non si permette a questi genitori di vivere con loro), e che le leggi ordinarie non possono generare in alcun modo la disgregazione delle famiglie”.
La lettera, sottoscritta da 150 docenti, si conclude con delle proposte e con la premsessa di una richiesta “che l’applicazione della flessibilità del lavoro, propostoci con le nostre assunzioni, non ci chieda di rinunciare a vivere dignitosamente”.
Nello specifico i prof ragusano propongono di ricoprire dei posti di sostegno attraverso anche un contemporaneo percorso formativo istituzionale, ma anche di poter far richiesta in più province della Sicilia.
Fra le soluzioni prospettata c’è anche la possibilità di rafforzare e quindi di svolgere le attività didattiche nel potenziamento. Ecco quindi l’idea del tempo pieno nella scuola primaria e il tetto ad un massimo di 18 alunni per classe che, secondo i firmatari del documento, serve “per favorire una maggiore qualità della formazione”.
Fra le proposte anche il trasferimento in deroga alle percentuali da destinare alle graduatorie ed ai concorsi da avviare e la priorità per le assegnazioni provvisorie a partire dall’anno scolastico 2017/2018 anche su spezzoni di cattedre.
“Rimettiamo al Provveditore la nostra stima – conclude la lettera – nel sicuro impegno a far pervenire le nostre legittime richieste agli organi centrali, al fine di avviare un dialogo concreto che consenta di trovare soluzioni urgenti per un piano di rientro definitivo di tutti i docenti “relegati forzatamente al Nord”.
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