Il Tribunale di Siracusa ha assolto Davide Corallo, 33 anni, l’ex carabiniere accusato dell’omicidio dello chef modicano Peppe Lucifora. La sentenza è arrivata al termine della Camera di consiglio, dopo la conclusione dell’arringa del difensore dell’imputato, assistito dall’avvocato Piter Tomasello che aveva chiesto l’assoluzione mentre il pm della Procura di Ragusa aveva sollecitato la condanna a 16 anni di reclusione.

La vicenda

Davide Corallo, carabiniere sospeso dall’Arma finì in carcere il 15 giugno del 2020 in quanto ritenuto responsabile dell’omicidio del cuoco modicano, 57 anni, il cui corpo senza vita venne trovato – il 10 novembre del 2019 – chiuso a chiave all’interno di una stanza della sua abitazione di largo XI febbraio al quartiere Dente di Modica. Secondo quanto emerso nell’autopsia, il cuoco sarebbe stato prima tramortito e poi strangolato.

La relazione sessuale

Secondo la tesi della Procura di Ragusa il movente dell’omicidio è passionale e lo stesso avvocato dell’imputato ha ammesso della sussistenza di una relazione sessuale tra Lucifora e Corallo, con quest’ultimo, come ha ricordato il legale, che l’ha riferita, nei mesi successivi al rinvenimento del cadavere, in ogni dettaglio, in occasione di un  interrogatorio davanti ai carabinieri.

I rilievi del Ris

Il difensore, proseguendo nella sua ricostruzione, ha anche detto che dall’esame compiuto dai carabinieri del Ris di Messina nelle abitazioni nella disponibilità dell’imputato non è stato trovato nulla che potesse legarlo alle tracce rinvenute nella casa di Lucifora dove si è consumato il delitto.

Un altro movente e l’intercettazione

Inoltre, il legale di Corallo ha fornito un altro possibile movente riconducibile alla drammatica fine dello chef modicano, che, di fatto, scagionerebbe Corallo. L’avvocato ha messo sul piatto una intercettazione tra un sacerdote di Modica, amico di Lucifora, ed un’altra persona, nel corso della quale il parroco ipotizza di una partita di droga scovata dalla vittima in ospedale dove lavorava come cuoco.

Tra 90 giorni le motivazioni

Il processo si è dunque concluso con una sconfitta della tesi della Procura ma tra 90 giorni si conosceranno le motivazioni.