E’ cominciato, davanti al Tribunale monocratico di Catania, il processo per minacce a Veronica Panarello, condannata definitivamente a 30 anni di reclusione per l’omicidio del figlio Loris di 8 anni.

Il procedimento tratta le minacce di morte che la donna, il 5 luglio del 2018, rivolse al suocero, Andrea Stival, a conclusione della lettura della sentenza con cui la Corte d’assise d’appello di Catania confermava quella primo grado emessa dal Gup di Ragusa per il delitto commesso il 29 novembre 2014 nella loro casa di Santa Croce Camerina, nel Ragusano. “Sei contento? Sai cosa ti dico – gli urlò trattenuta dalla polizia penitenziaria in aula – prega Dio che ti trovo morto perché altrimenti ti ammazzo con le mie mani quando esco”.

L’imputata era presente in aula. La donna è anche a processo a Ragusa per calunnia nei confronti del suocero che ha accusato di essere l’autore del delitto per il timore, ha sostenuto, che Loris svelasse al padre della presunta relazione della madre con il nonno.

Per la Cassazione la donna, condannata a 30 anni di carcere per l’omicidio del figlioletto Loris Andrea Stival, era pienamente cosciente di quanto stesse facendo quel 29 novembre del 2014 a Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa. I giudici della suprema corte nelle scorse settimane hanno stabilito che Veronica Panarello “non versava in stato confusionale, come la stessa ha cercato di far credere, ma, al contrario, era perfettamente cosciente e orientata nell’attività di eliminazione delle tracce del commesso reato e di depistaggio delle indagini”.

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