La notizia è riportata come un trafiletto sul Sole24 ore nell’edizione odierna, fa riflettere e dovrebbe essere posta all’attenzione prioritaria delle nostre classi politiche. Perchè se ancora non se ne fossero accorti, la crisi del lavoro già presente prima dell’epopea dei pieni poteri e degli stati di emergenza per contrastare il Covid 19, è adesso giunta ad un livello di gravità insostenibile.
In Italia sono più le pensioni che le buste paga, sono più le persone a riposo dopo una vita di lavoro più o meno duro che le persone che ogni giorno hanno la possibilità di andare a lavoro offrendo il proprio contributo produttivo alla società ed opportunità alle proprie famiglie.
A confermarlo è uno studio della CGIA di Mestre che afferma che se nello scorso maggio coloro che avevano un impiego lavorativo sono scesi a 22,77 milioni di unità, le pensioni erogate sono in numero superiore.
Il numero delle pensioni è salito di almeno 220 mila unità, anche in virtù di quota 100 o di sopraggiunti ordinari limiti di età. Tutte le regioni del sud hanno un numero di pensionati superiore a quello dei lavoratori. In Sicilia soltanto un’area annovera un saldo positivo tra pensionati e lavoratori ed è la provincia di Ragusa, isola felice nell’isola della disoccupazione e del consociativismo politico elettorale.
La notizia non ha fatto alcuno scalpore e non ha grande evidenza sulla stampa nazionale, del resto si tratta di una questione che è nell’aria e senza i nostri pensionati che danno una mano alle proprie seconde generazioni, milioni di persone non avrebbero di che sopravvivere in questa società italiana senza progetto e senza prospettive.
Restiamo quindi in attesa di conoscere le mosse dei nostri governi per sovvertire questa situazione che, al momento, non pare trovare attenzione adeguata nell’agenda politica a tutti i livelli di governo, se non attraverso misure deboli e senza risorse sufficienti.
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