Archeologi subacquei della Soprintendenza del Mare, militari del Comando Provinciale di Ragusa e del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Palermo – Sezione Operativa Navale di Pozzallo hanno recuperato, grazie alla segnalazione di un cittadino “esemplare”, alcuni oggetti dall’elevato valore storico-archeologico, rinvenuti sui fondali in località Portulisse.

Antonino Giunta, questo il nome di un appassionato del mare e di immersioni subacquee, lo scorso mese di maggio, nel corso di una delle tante immersioni nelle acque della provincia, non nuove per essere custodi di ricchi patrimoni sommersi, ha notato sul fondale prospiciente la costa in zona Portulisse, nel Comune di Ispica (RG), alcuni oggetti che per forma e fattura sembravano poter avere un interesse storico.

Per questo motivo, dopo averne prelevati alcuni ed aver registrato con il GPS il punto esatto del ritrovamento, dove a suo dire si troverebbe sommerso dalla sabbia parte di un relitto di nave antica, li consegnava ai militari della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza di Pozzallo, per le verifiche di competenza.

Acquisiti e catalogati i citati reperti (anfore e vasellame), i finanzieri informavano il Comando Provinciale di Ragusa ed il R.O.A.N. di Palermo per la direzione ed il coordinamento delle successive attività e per il necessario interessamento della competente Soprintendenza del Mare di Palermo.

Lo scorso 18 giugno, il Gruppo Subacqueo del citato Ente, assistito dai militari delle Fiamme Gialle, ha effettuato un sopralluogo nell’area marina interessata. A conclusione del sopralluogo, è stato accertato che, senza alcun dubbio, il ritrovamento è di grande interesse storico/artistico e nell’occasione si è constatata anche la presenza di un relitto navale sommerso, così come paventato dal sig. Giunta.

Attesa l’importanza del ritrovamento, verosimilmente verrà avviata la procedura di recupero del relitto e del suo carico, per essere successivamente musealizzato.
Al termine della conferenza stampa, alla presenza dell’Assessore Regionale Prof. Sebastiano Tusa, del Sindaco del Comune di Ispica e dell’Archeologo Dr. Fabrizio Sgroi, i militari del Comando Provinciale di Ragusa e della Sezione Operativa Navale di Pozzallo hanno proceduto alla consegna dei reperti alla Soprintendenza del Mare di Palermo.

Nel corso della conferenza stampa, inoltre, il Soprintendente – Dott. Calogero Rizzuto – ha reso noto che è intendimento della Soprintendenza dei Beni Culturali ed Ambientali di Ragusa richiedere la riassegnazione del materiale archeologico ritrovato per procedere alla loro successiva esposizione a livello locale.

La Guardia di Finanza, da sempre impegnata nell’attività di prevenzione e repressione dei reati contro il patrimonio culturale, opera con lo spiegamento di un consistente apparato di uomini e mezzi, sia a terra che in mare, in collaborazione con le competenti Soprintendenze, con gli Enti Pubblici a vario titolo interessati e con le altre Forze di Polizia.

In particolare, il Corpo, in virtù dei poteri derivatigli in campo tributario e atteso che l’illecito traffico di beni storico-artistici sottende anche reati di evasione fiscale, esplica la propria attività spaziando da controlli di carattere prettamente amministrativo fino a quelli più propriamente aderenti ai compiti di tipo tributario, affidato a personale specializzato.

La componente aeronavale del Corpo offre un importante contributo sinergico nell’espletamento dell’attività di vigilanza nelle principali aree archeologiche marine e nel recupero di opere sommerse, attraverso l’impiego di militari sommozzatori.

“Si tratta di una scoperta di grande valore – dichiara l’Assessore dei Beni culturali Tusa – che si aggiunge alle numerose effettuate in questi anni nei fondali Siciliani. Scoperta che contribuisce ad arricchire uno dei momenti piu felici della storia dell’Isola: quello bizantino”.
Nel periodo bizantino giustinianeo, frequenti e intensi erano i contatti con l’Asia minore ed in particolare con Costantinopoli. Notevole infatti era l’attivismo delle diocesi vescovili che diventano centri di aggregazione sociale ma anche economico, oltre che religiose. In questo contesto lo scavo del relitto potrebbe aprire nuovi orizzonti per la comprensione dei rapporti commerciali tra oriente e occidente. Tutto cio si inquadra in una presenza bizantina nella Sicilia sud orientale già nota con la ricchezza monumentale di Siracusa e attraverso i numerosi rinvenimenti subacquei tra cui spicca il relitto di Marzameni, attualmente in fase di scavo da parte di una missione congiunta italo statunitense (Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, Università Suor Orsola Benincasa di Napoli e Università di Stanford).

Grazie ad un accordo in via di formalizzazione, il relitto sarà oggetto di indagine e studio nei prossimi mesi da parte del Dott. Massimo Capulli in virtù di una convenzione con l’Università di Udine.

Il relitto si aggiunge a un importante ritrovamento effettuato negli anni ’60 a Pantano Longarini, vicino Siracusa: un’altra nave bizantina recuperata in seguito a scavi subacquei effettuati dall’allora Soprintendenza archeologica di Siracusa in collaborazione con una missione americana diretta dal noto archeologo Peter Trockmorton. Il relitto allora recuperato, è purtroppo ancora in fase di trattamento e dopo tanti anni si spera di concludere le fasi di restauro per restituire alla pubblica fruizione una preziosa testimonianza del passato.