Fra pochi giorno il ministero dell’Innovazione lancerà l’app per tracciare i contatti, contro la diffusione del coronavirus. Sarà un modo per ricostruire la rete di una persona positiva al Covid-19 e avvisare, attraverso la tecnologia, chi è stato a contatto con lei. Funzionerà solo se sarà scaricata dalla maggioranza degli italiani. Inoltre, come consigliato dal Garante della Privacy, l’app utilizzerà la tecnologia Bluetooth che garantirà la riservatezza della persona.

 

La ministra dell’Innovazione spiega che tutto il sistema sarà “gestito da uno o più soggetti pubblici” e il codice deve essere aperto “e suscettibile di revisione da qualunque soggetto indipendente voglia studiarlo”. Poi spiega che i dati raccolti saranno resi sufficientemente anonimi da impedire l’identificazione dell’interessato. Altro punto: “Tutti i dati ovunque e in qualunque forma conservati, con l’eccezione di dati aggregati e pienamente anonimi a fini di ricerca o statistici che vanno cancellati con conseguente garanzia assoluta per tutti i cittadini di ritrovarsi, dinanzi a soggetti pubblici e privati, nella medesima condizione nella quale si trovavano in epoca anteriore all’utilizzo della app di contact tracing. La scelta dovrà cadere poi su una soluzione considerata effettivamente efficace sul piano epidemiologico perché se non lo fosse, diverrebbe difficile giustificare qualsivoglia, pur modesta e eventuale, compressione di diritti e libertà fondamentali equiparabile a quella imposta dalle limitazioni nei movimenti di cittadini in queste settimane”.

 

Una volta rassicurati sulla privacy ci resta qualche dubbio… si rivelerà davvero utile? Quanto tempo dovremo usarla? Antonello Soro, il Garante della Privacy ha dichiarato: “l’efficacia diagnostica di tale soluzione dipende, in ogni caso, dal grado di adesione che essa incontri tra i cittadini, in quanto la rilevazione potrebbe per definizione avvenire solo limitatamente alla parte della popolazione che consenta a ’farsi tracciare’. Quindi la percentuale minima per l’efficacia è stimata nell’ordine del 60%”.