PALERMO (ITALPRESS) – Viva Palermo. Due parole ben scandite per aprire e chiudere il proprio intervento, l’ultimo in presenza dei cittadini prima di lasciare Palazzo delle Aquile. Leoluca Orlando ha scelto la biblioteca comunale di Casa Professa per fare un bilancio complessivo della propria esperienza da sindaco, attorno agli assessori che lo hanno accompagnato nell’ultimo quinquennio e a un centinaio di presenti. Assente il candidato del centrosinistra Franco Miceli, ma Orlando ribadisce come il fine dell’incontro sia “metterci la faccia davanti ai palermitani, per gli appuntamenti elettorali ci saranno altre occasioni”.
La scelta della data è legata a due aspetti: al fatto che si tratti dell’ultimo mese da sindaco da una parte; al 25esimo anniversario della riapertura del teatro Massimo dall’altra. Nell’elenco del primo cittadino uscente sono presenti sia i risultati conseguiti (diritti, cultura, edilizia) e quelli non conseguiti (finanze, cimiteri). Con un retroscena su cosa poteva essere e non è stato, contenuto in una lettera datata 31 dicembre 2020 nella quale Orlando intendeva presentare le proprie dimissioni: quella lettera non è mai stata consegnata alla giunta perchè, spiega il sindaco, “la mia coscienza mi ha imposto di metterci la faccia fino alla fine e di prendermi non solo gli applausi, ma anche le critiche dei palermitani”.
La conquista più importante per Orlando è “il fatto che oggi dire nel mondo di essere palermitani non è più motivo di vergogna. Eravamo la capitale della mafia, siamo diventati la capitale dei diritti; abbiamo il gay pride più grande d’Europa; siamo gli unici al mondo ad aver conferito la cittadinanza onoraria a un condannato a morte; difendiamo la razza umana attraverso l’accoglienza dei migranti; abbiamo salvato il teatro Massimo da una chiusura pressochè certa e oggi è l’unico teatro lirico al mondo a far dormire al proprio interno gruppi di boy scout”.
Su Cosa nostra il discorso è più ampio: “Le stragi del ’92 hanno rappresentato il momento più alto della cultura della legalità, dimostrando che per l’affermazione della legge è possibile anche sacrificare la propria vita – sottolinea Orlando -, Peppino Impastato e Pino Puglisi non erano uomini di legge, ma di diritti: uno è morto perchè invocava il rispetto della dignità umana, l’altro perchè voleva che i bambini di Brancaccio avessero un’istruzione adeguata. Oggi per non riconsegnare la città alla mafia è fondamentale che il piano dell’economia non prevalga su quello della cultura”.
Un altro aspetto su cui Orlando rivendica notevoli passi avanti è quello dei servizi: “Nel triennio 2019-2021 siamo passati da 70 a 378 minori seguiti dai servizi sociali, nello stesso periodo siamo passati dal 77esimo al 12esimo posto in Italia per innovazione digitale. In ambito sportivo abbiamo riaperto lo Stadio delle Palme e la polisportiva di Bonagia, che sarà disponibile anche per attività paralimpiche: puntiamo a riaprire a brevissimo velodromo e ippodromo, mentre per il palazzetto dello sport non dipende da noi ma dal Coni. Sulla mobilità abbiamo riqualificato una serie di zone ed esteso le aree pedonali a 250mila metri quadrati”.
Il primo cittadino rivolge poi un pensiero agli attacchi ricevuti nel corso degli anni, evidenziando come “alcuni personaggi di questa città non comprendono come i risultati non possano essere ottenuti tutti nell’immediato. Ormai basta un sacco della spazzatura buttato per strada o un lampione spento per attaccarmi, ma non può essere colpa del sindaco se una minoranza di incivili non vuole evolversi. Se le riqualificazioni rimangono bloccate non è colpa del sindaco incompetente, ma del Consiglio comunale non approva il programma triennale per le opere pubbliche: purtroppo la pandemia che ci ha colpito negli ultimi anni non è stata solo sanitaria, ma anche politica”.
Tra gli aspetti negativi con cui Orlando lascia la città spiccano il rischio di dissesto finanziario e l’emergenza cimiteri. Sul primo il sindaco spiega come le responsabilità siano legate soprattutto a una cattiva gestione del governo, che “per il piano di riequilibrio ha dato meno soldi a noi rispetto a città indebitate come Napoli e Torino”; sui cimiteri Orlando ammette di provare vergogna e di dover “chiedere scusa ai cittadini, ma assicuro che stiamo facendo davvero di tutto per porre rimedio alla situazione vigente. Oltre alle risorse che il Comune ha messo a disposizione di tasca propria ci sono risorse straordinarie che abbiamo richiesto al governo e che dovrebbero arrivare proprio in questi giorni”.
La lunga riflessione di Orlando si chiude con un capitolo dedicato al futuro: quello personale, sul quale “ogni considerazione verrà presa dopo il 12 giugno”; e quello della città, che si appresta a scegliere il suo erede in termini politici, ma non di visione. “Anche perchè uno come me – rilancia Orlando -, a Palermo non ci sarà più”.
foto xd8
(ITALPRESS).
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